domenica 14 dicembre 2008

Testimone della luce?

Giovanni 1,6-8

"Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce".

Il vangelo di questa terza domenica di Avvento inizia così! Ancora Giovanni questo personaggio alquanto strano, lo abbiamo ascoltato domenica scorsa, mangiava miele selvatico e locuste e si vestiva di peli di cammello. Fin qui ci potremmo anche stare! Ma il deserto per predicare e gridare? E oggi come se non bastasse il vangelo ci dice che vuole essere testimone della luce? Come? Sì sì, testimone della luce! Si può essere testimoni di un evento, di un fatto, di quasi tutto, ma della luce? Come si fa a testimoniare la luce? Ancora una volta il vangelo è strano! Ancora una volta il vangelo ci sconvolge! Eppure il cammino di Avvento, e cioè di accoglienza di Gesù, di accoglienza della Luce che viene nelle tenebre, è proprio questo. Lasciarsi sconvolgere da Gesù il Cristo! Anche gli Ebrei lo aspettavano, ma sicuri della loro attesa e di chi attendevano (credevano di conoscerlo prima ancora della sua manifestazione) non lo hanno riconosciuto! E noi? Lo abbiamo riconosciuto? Lo riconosceremo in questo 2008? O abbiamo chiuso a Dio le possibilità di manifestarsi come Lui voglia? E allora: testimone della luce!

O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del tuo regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso, per preparare la via al Salvatore che viene.
(Dalla liturgia della III domenica di avvento B).

domenica 7 dicembre 2008

Prestare attenzione: lavori in corso sul manto stradale del cuore!

Marco 1,1-8

"Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo»".

Continua il nostro cammino di Avvento e continua il nostro impegno nell'accogliere il Signore essendo SVEGLI e VEGLIANDO!
Oggi come il profeta Isaia ci ricordava: «Nel deserto preparate la via al Signore,spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.Ogni valle sia innalzata,ogni monte e ogni colle siano abbassati;il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata.Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno,perché la bocca del Signore ha parlato», occorre mettere mano all'altimetria del nostro cuore e far sì che il tutto diventi piano. Dunque occorre verificare i monti e le colline presenti a causa dei nostri peccati d'azione e quantomeno cercare di abbassarli e occorre verificare le valli causate dai nostri peccati d'omissione e tentare di livellarle.
Che dire? Buon lavoro a tutti noi e mi raccomando occorre sbrigarsi perché il Natale è alla porte.

O Dio, Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai promesso terra e cieli nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome.
(Dalla liturgia della II domenica di Avvento B).

lunedì 1 dicembre 2008

Ma quale Natale vuoi?

Attenzione intervento lungo e polemico:
leggilo solo se hai pazienza!

Marco 13,33-37

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»."

Vegliate! Già credo proprio che dovremmo tutti accogliere questo invito di Gesù all'inizio di questo nuovo anno liturgico e all'inizio di questo nuovo avvento! Sarà il caso di prendere sul serio questo invito o no? Allora mi chiedo e chiedo a te che leggi: cosa ne abbiamo fatto di questo invito che il Signore ci ha fatto? Ieri siamo stati tutte e due a messa e abbiamo ascoltato questo invito! Dov'è finito in noi il vangelo ascoltato ieri? Già lo abbiamo dimenticato? Abbiamo assolto il nostro "precetto domenicale" e sì, siamo stati a messa ma il vangelo?
E mi ripeto che occorre vegliare perché la conosciamo questa vero:

sì che la conosciamo è la corona d'avvento. E allora mi chiedo e ti chiedo: sai a cosa serve? Perché la facciamo? Se la risposta che ci viene in mente è per segnare il cammino d'avvento delle quattro domeniche occorre dirci subito che la risposta è sbagliata. Mica siamo tutti malati del morbo di Alzheimer vero? Ci riusciamo a tenere il conto di quattro domeniche che passano senza bisogno di quattro candele vero? E allora la corona a che serve? Ma non sarà per farci capire che giorno dopo giorno "venne nel mondo la luce vera" (Gv1,19)? E non sarà per questo che la notte di Natale la corona sparisce per far posto a Gesù la nostra luce vera? E non sarà che nell'avvento dovremmo prepararci per accogliere questa luce cioè Gesù che non rinasce il 25 dicembre ma è nato una volta per tutte ed è presente nelle nostre vite?
Mi permetto di chiedermi e chiederti un'altra domanda, li conosciamo questi vero:

sì che li conosciamo sono i famosi regali che "babbo natale" ci porta. E allora mi chiedo e ti chiedo: sai perché ci si fa i regali a Natale? Se la risposta checi viene in mente è perché ci vogliamo bene o per festeggiare occorre dirci subito che la risposta è sbagliata. Abbiamo bisogno del giorno 25 dicembre per farci dei regali? Credo proprio di no. Ma non sarà che ci scambiamo i regali per ricordarci che Dio Padre ci ha fatto Lui stesso un regalo, il nostro regalo più grande ossia Gesù Suo Figlio?
Mi permetto di chiedermi e chiederti un'altra domanda, la conosciamo questa vero:

sì che la conosciamo è una tavola pronta e magari proprio per il pranzo di Natale. Ma perché il Natale deve essere per forza il "Natale con i tuoi..."? Se la risposta che abbiamo è perché a Natale si deve fare occorre dirci subito che la risposta è sbagliata. Natale con i tuoi... tutti i parenti insieme e il 26 dicembre? Gioco dell'uva ciascuno a casa sua. Quanta voglia vero di mangiare insieme. Abbiamo bisogno del 25 dicembre pre pranzare tutti insieme?

Credo che dobbiamo davvero vegliare! Svegliarci dal lungo sonno nel quale ci siamo tuffati con tutto noi stessi dimenticandoci che siamo cristiani e figli di Dio. Riscopriamo il perché di tante cose, svegliamoci, vegliamo, continuiamo ad insegnare ai più piccoli quelle cose che forses a noi ci sono state tramandate perché anche loro i più piccoli hanno il diritto di sapere che Natale non è il Natale dei panettoni, torroni, pranzi infiniti e cene di veglia infinite, regali e quant'altro ci viene messo davanti e presentato come il vero natale. Svegliamoci.

Leggi queste parole, prova a pensare... sveglia, veglia, leggi e rileggi... potremmo dedicarle noi a Dio ma potremmo anche averle ricevute in dono da Dio e magari da una persona che ci ama davvero e che Dio ci ha messo vicino come espressione del suo personale amore per noi:

"per ricordarti che il mio amore è importante
che non importa ciò che dice la gente
poi amore dato amore preso amore mai reso
amore grande come il tempo che non si è arreso
amore che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte
sei tu sei tu sei tu... sei tu sei tu sei tu...
il regalo mio più grande"

Tiziano Ferro, Alla mia età, Il mio regalo più grande, 2008.

O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio.
(Dalla liturgia della I domenica d'Avvento B).

domenica 16 novembre 2008

Il Talento dei talenti!

Ringrazio tutti voi lettori di questo blog perché chi in un modo chi in un altro mi sostenete nel continuare a scrivere. Dopo una breve pausa dovuta alla mia assenza da Roma torno a commentare i brani del vangelo... probabilmente tra qualche tempo farò un intervento un pò particolare... ma per questo c'è tempo! Questa volta l'intervento è un pò più lungo del solito: non vi scoraggiate vero?

Matteo 24,14-30

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”»".


Capacità. La capacità di cui parla Gesù nel vangelo non è la capacità di fare o non fare ma è la capacità dell'Essere! Spiego: una capacità di una tanica d 5 litri è di 5 litri, così quella di una da 2 è di 2 litri e così quella di 1 litro. Quindi non è che il Signore distribuisce di più a chi più è bravo ma distribuisce a tutti "secondo la propria capacità" dando il massimo a tutti. Può una tanica da 1 litro contenerne 5? Sarebbe stupito se una tanica da 1 litro pretendesse di essere riempita con 5 litri!
Paura. E' l'atteggiamento del terzo servo che a differenza dei primi due non va ad impiegare i talenti ricevuti perché ha paura del proprio padrone che giudica duro e giudica uno che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso. Cioè un padrone che pretende senza dare nulla e pretende da chi non è in grado di dare. Può un terreno dare frutti senza essere arato, concimato, seminato e irrigato?

La parte stupefacente di questo brano è proprio a questo punto. Strano ma il Signore non corregge l'immagine errata che il terzo servo ha di Lui ma la conferma: "sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso" ma non nel senso in cui la intendeva il servo ma nel senso che anche chi ha un solo talento può ricavarne altri nove (quelli che mancano per eguagliare il primo servo) nella misura in cui egli si fidi e affidi al Signore. Il guadagno non è semplice opera del servo ma di quella del servo con la Grazia di Dio.
Ecco perché il Signore può concludere con la frase "a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha" perché non esiste nessuno che "non ha" ma a tutti è stato dato al massimo delle nostre capacità e tutti abbiamo la possibilità di far fruttare i nostri talenti. Ecco perché il terzo servo viene chiamato "inutile" cioè senza utile ovvero senza guadagno!
Ma questi "talenti" cosa sono?
Indubbiamente le nostre attitudini, capacità, competenze e quant'altro da dover mettere a servizio di tutti... i nostri famosi "carismi"... ma solo questi? E se ci fosse un talento, uno più di tutti, che a volte diamo per scontato? Se il Signore stesso fosse il talento più importante che noi abbiamo ricevuto?
Credo profondamente che l'equazione cristiano=buone azioni non corrisponda! Il cristiano non è chi compie buone azioni e mette a disposizione i propri talenti (anche dei non-cristiani fanno buone azioni mettendo a disposizione i propri talenti e spesso le fanno anche meglio di noi cristiani!), ma il cristiano è chi non sotterra il talento più importante ma se lo pone davanti come modello-guida: Gesù Cristo Nostro Signore!

domenica 19 ottobre 2008

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio?

Matteo 22,15-21

"In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»".

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio! E già sembra facile. Credo che la prima cosa che ci venga in mente sia dividere nettamente il sacro dal profano e rendere quest'ultimo a Cesare e il sacro a Dio, o comunque dividere il bene dal male! Ma siamo proprio sciuri che questo è l'insegnamento?
Del resto Gesù spiega solo la parte di Cesare. E allora è facile: l'esempio è di una moneta, l'immagine di Cesare e l'iscrizione pure! E allora diamola a Cesare. Ma se Gesù avesse voluto continuare con la seconda parte? Sì, insomma se Gesù avesse chiesto di poter osservare qualcosa da rendere a Dio cosa avrebbe dovuto chiedere al posto della moneta? Per rispondere a questa domanda dobbiamo ricercare il termine "immagine" all'interno della sacra scrittura e tutto si fa chiaro. Chi è che porta l'immagine di Dio? Il libro della Genesi ci dice che Dio crea l'uomo a sua immagine e somiglianza. E allora proprio in tutti gli uomini è presente la sua immagine e tutti gli uomini sono da rendere a Lui. Chiaro? Non sacro e profano. Ma ciò che è creato da Dio porta la sua immagine e a Lui va reso, ciò che è creato dall'uomo porta l'immagine dell'uomo e allora lo ridiamo all'uomo. Cosa rendiamo a Cesare? Oggetti insignificanti da noi creati per il bene della nostra vita. Cosa rendiamo a Dio: tutta la sua creazione. Tutta la creazione è per noi la possibilità di vedere la bontà di Dio e la presenza del suo amore per noi.


È per te che sono verdi gli alberi
è per te che il sole brucia a luglio
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...
è per te che a volte piove a giugno
è per te il sorriso degli umani
è per te un'aranciata fresca
è per te lo scodinzolo dei cani
è per te il colore delle foglie
la forma strana della nuvole
è per te il succo delle mele
è per te il rosso delle fragole
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...
è per te il miele e la farina
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...
è per te che il mare sa di sale
è per te la notte di natale
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...

(Jovanotti, Capo Horn, Per te, 1999)

O Padre, a te obbedisce ogni creatura nel misterioso intrecciarsi delle libere volontà degli uomini; fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere, ma ogni autorità serva al bene di tutti, secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio, e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio.
(Dalla liturgia della XXIX domenica del Tempo Ordianrio A).

domenica 5 ottobre 2008

Dio c'è!

Matteo 21,33-43

"«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:“La pietra che i costruttori hanno scartatoè diventata la pietra d’angolo;questo è stato fatto dal Signoreed è una meraviglia ai nostri occhi”?Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti»".

Questa volta voglio fare qualcosa di diverso, mi servirò di parole non mie per commentare questo brano del vangelo, chissà che ne pensate?

"Ma penso che sia difficile accettare ala realtà. Nessuno la accetta in blocco. Noi aspiriamo sempre ad aggiungere, in qualche modo, una spanna alla nostra statura. È questo il fine di tutte le nostre azioni. Anche quando si crede di operare per il Regno di Dio, non cerchiamo che di farci più grandi, fino al giorno in cui, sconfitti, non ci rimane che questa sola smisurata realtà: DIO ESISTE. Allora scopriamo che Lui solo è Onnipotente, che Lui solo è Santo, che Lui solo è Buono. L’uomo che accetta questa realtà e se ne compiace, trova in cuor suo la serenità. Dio esiste ed è tutto. […] Più nulla disturba in Lui il gioco divino della Creazione. La sua volontà s’è fatta più semplice e, al tempo stesso, vasta e profonda come il mondo. Semplice e pura volontà di Dio che tutto abbraccia ed accoglie. Più nulla separa in tal modo l’uomo dall’atto creativo. L’uomo si fa del tutto disponibile all’azione di Dio che lo plasma e lo conduce a suo piacimento. Questa santa obbedienza dispone l’uomo ad accedere alle profondità dell’universo, alla potenza che muove gli astri e fa fiorire gli umili fiori campestri. Egli penetra con il suo sguardo l’interno del mondo e scopre quella bontà sovrana che è alla radice di tutti gli esseri e che un giorno sarà tutta intera in noi, ma egli la vede già diffusa e sbocciata in ogni creatura. Egli partecipa alla bontà universale, e diventa misericordioso e solare come il Padre che fa risplendere il sole con la stessa prodigalità sui buoni e sui cattivi".

Cfr. Eloì Leclerc, La Sapienza di un povero, E.B.F., 1995, pagg. 145-146

Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna.
(Dalla liturgia della XXVII domenica del tempo ordinario A).

giovedì 25 settembre 2008

2 mesi fa...

XXVIII Marcia Francescana
Roma, San Pietro - Santa Maria degli Angeli, Porziuncola

(Jovanotti, Una tribù che balla, La strada, 1991)

Non aggiungo altro
se non la dedica di questo filmato
a chi ha condiviso con me
il cammino
che si è fatto incontro!

domenica 21 settembre 2008

Questione di soldi o di giustizia?

Cfr. Matteo 20,1-16

"«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro [...]: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi»".


Questione di soldi o di giustizia? L'insegnamento è per la retribuzione salariale o per la distribuzione della giustizia? Si, la domanda mi pare sia lecita! Il Signore ci sta insegnando a distribuire i soldi in modo giusto o a fare giustizia, a vivere di giustizia? Guarda caso: "Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò" al Signore sembra giusto il modo di distribuire il denaro mentre agli uomini no: "Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone". Il Signore ci insegna che la sua giustizia non è retributiva (a ciascuno quanto ne merita) ma distributiva (a tutti in egual misura). E già, proprio perché la somma di un denaro era il necessario per il fa bisogno giornaliero, cioè quanto serviva per poter vivere, e il ragionamento dei primi lavoratori non era il desiderare di più per loro ma il desiderare di meno per gli altri. Capito? Di meno del necessario per vivere. Questo il Signore non lo può accettare naturalmente! Quindi ecco che da a ciascuno un denaro in egual misura. Ancora una volta siamo davanti alla sua Misericordia che è per tutti e per tutti in egual misura! Senza sconti ne vendite promozionali!

O Padre, giusto e grande nel dare all’ultimo operaio come al primo, le tue vie distano dalle nostre vie quanto il cielo dalla terra; apri il nostro cuore all’intelligenza delle parole del tuo Figlio, perché comprendiamo l’impagabile onore di lavorare nella tua vigna fin dal mattino.
(Dalla liturgia della XXV domenica del tempo ordinario
A)

domenica 14 settembre 2008

L'essenziale è invisibile agli occhi!!!

DEDICATO A...
(ma avrai la pazienza per leggerlo?)
In quel momento apparve la volpe. "Buon giorno", disse la volpe. "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo... " "Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino... " "Sono una volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste... " "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata". "Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?" "Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire "addomesticare"?" "Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?" "No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare?" "È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami... "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo". "Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato..." "È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra... " "Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta?" "Si". "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No". "Questo mi interessa. E delle galline?" "No". "Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... " La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". "Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... " Il piccolo principe ritornò l'indomani. "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro,dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore. Ci vogliono i riti". "Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "... piangerò". "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... " "È vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "È certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore ...del grano". Poi soggiunse: "Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto". Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa". E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio",...disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".


"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "È il tempo che ho perduto per la mia rosa... " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... " "Io sono responsabile della mia rosa... " ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

IL PICCOLO PRINCIPE (capitolo XXI) di Antoine de Saint-Exupery

domenica 7 settembre 2008

Il debito dell'amore!

Matteo 18,15-20

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»".

"... sia per te come il pagano e il pubblicano!" Cioè? Ma come Signore, dobbiamo riprovare e riprovare e se poi il nostro fratello proprio non capisce deve essere come il pagano e il pubblicano? Lo dobbiamo ignorare? Mmm! Come il pagano e il pubblicano? E tu come ti sei comportato con i pagani e i pubblicani? A ecco, ora è tutto chiaro! Non è come il detto "fatti i fatti tuoi che campi 100 anni" ma come ti sei comportato te con i pagani (estranei al culto) e i pubblicani, cioè con l'atteggiamento missionario, di chi è chiamato a condividere la vita stessa ricevuta in dono. Ecco allora perché san Paolo ci ricordava: "non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole" perché l'unico debito che abbiamo è con il tuo amore e visto che il tuo è un amore gratuito nopn abbiamo neanche quello. E l'unico debito che abbiamo è corrispondere al tuo amore passando per i fratelli, dunque: tutti missionari!

O Padre, che ascolti quanti si accordano nel chiederti qualunque cosa nel nome del tuo Figlio, donaci un cuore e uno spirito nuovo, perché ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello secondo il comandamento dell’amore, compendio di tutta la legge.
(Dalla liturgia della XXIII domenica del Tempo Ordinario A).

domenica 22 giugno 2008

Ma il dono di grazia non è come la caduta!

Cfr. Matteo 10,26-33

"Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo".

Matteo continua a comunicarci quella che è stata la sua esperienza di fede vissuta: il significato del costruire la propria casa sulla rocci e non sulla sabbia, l'evento della sua chiamata mentre era sudeuto al banco delle imposte, il mandato di andare dalla pecore che erano sperdute come senza pastore ed oggi il comando della NON-PAURA!

Ninete paura,

niente paura

niente paura,

ci pensa la vita

mi han detto

così...


(Cfr., L. Ligabue,
Primo tempo,
Niente paura,
2007)

Ci sono almeno due modi per non aver paura uno di questi è quello di considerare ciò di cui noi abbimo paura alla luce del tempo che inesorabilmente secondo dopo secondo passa... e allora ci pensa la vita! L'altro modo che mi viene in mente è quello suggerito da Gesù: non dobbiamo avere paura perché quello che è nascosto sarà manifestato!!! Cioè? Cosa è nascosto? Da bambino pensavo che questa frase si riferisse al negativo e dunque... tutto ciò che noi facciamo di male sarà rivelato e non ci possiamo nascondere! Buffo vero? Invece Gesù ci sta dicendo qualcosa di molto bello: Matteo ha seguito Gesù, Matteo ha sentito le grandi predicazioni di Gesù alle folle, Matteo ha sentito i piccoli discorsi detti da Gesù nel privato e nell'initimità solo ai dodici o addirittura solo a parte di essi. Ecco allora che tutto questo deve essere rivelato. Noi siamo i destinatari, ma noi siamo anche la sua Chiesa i suoi Figli, coloro che il Padre ha reso destinatari del suo Amore... e allora ecco che il dono di grazia non è come la caduta! E già, la caduta è entrata nel mondo a causa dell'uomo e del suo peccato e così la morte: la nostra grande e ultima paura, ma il dono di grazia è entrato nel mondo a causa di un uomo-Dio e questa porta a tutti la salvezza e la vita eterna: doni molto più grandi della morte.
E noi? Noi parliamo delle nostre morti o del dono di grazia? Di che cosa siamo portatori? Se Matteo non si fosse fatto discepolo noi oggi non parleremo di ciò... e allora all'ascolto e buona missione!

O Dio, che affidi alla nostra debolezza l’annunzio profetico della tua parola, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché non ci vergogniamo mai della nostra fede, ma confessiamo con tutta franchezza il tuo nome davanti agli uomini, per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta.
(Dalla liturgia della XII domenica del Tempo Ordinario A).

domenica 15 giugno 2008

Qui si fa la storia

Cfr. Matteo 9,36-10,8

"I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»".


Dopo una pausa di riflessione sulla dedica precedente eccomi nuovamente con il vangelo della domenica. La compassione di Gesù che vede le folle e le vede come pecore senza pastore! E cosa fa? Dice di pregare e chiama i dodici. Quasi a proporre la Chiesa come pastore per le pecore che ne sono prive. Ma i dodici fanno parte proprio di quelle pecore! Stupore! Delle pecore senza pastore come lo erano i dodici, diventano esse stesse pastori per le altre. Certo che nell'ottica di Dio davvero tutto è possibile! Loro con così tanti difetti e con tante differenze tra loro sono chiamati ad essere pastori!

Una riflessione per coloro che mi chiamano prete!
Spesso leggendo questo brano ci viene spontaneo di dedicarlo ai preti, a loro che hanno ricevuto la vocazione e che sono simile ai dodici... NO! Non ci sto! Non è SOLO per noi preti... anzi continuando la lista dei dodici metteteci i vostri di nomi e... buon lavoro!

Una rifelssione per me che quando mi chiamate prete vi chiamo laici!
Gesù dice di rivolgersi soprattutto alla casa d'Israele e alle pecore perdute di essa! Ma come e noi? Con tutto il nostro desiderio di convertire tutti? Eppure il "comando" è chiaro, forse dovremmo sempre di più ricordarci che il vangelo in primo luogo è per noi e poi per gli altri, infatti: prima "gratuitamente avete ricevuto" e poi "gratuitamente date".
E poi i dodici così diversi tra loro e così immischiati con il resto delle pecore senza pastore e noi? Pecore come loro ma con l'incapacità di convivere... che tristezza! Immaginate cosa sarebbe successo se i discepoli si fossero scelti tra loro... o se si fossero respinti tra loro... che tristezza!

"La storia si ripete..., buoni o cattivi...., giusto o sbagliato..., questo è l'inizio!"
ma non scordiamoci che:
"Qui si fa la storia o non si fa
si deciderà tutto qui
chi può aspettare aspetterà
non scappiamo fuori di qui"

Chissà se indovinate l'autore delle citazioni?

giovedì 29 maggio 2008

Dedicato a...

A voi la lettura, a voi il commento... sentitevi liberi... ma non fate domande solo questo vi chiedo...

Se dici sono ancora indecisa lo so
Forse non sai che cosa cerchi
Se non capisci ancora cosa voglio da te
È inutile che te lo ricordi
Va bene non ti fidi di me
Chissà che cosa c’e
Chissà che cosa pensi
Va bhè non sono degno di te
Chissà che cosa vuoi
Chissà che cosa cerchi.
Non ho tempo lo sai
Non ho tempo oramai
Per fare solo dei discorsi
Sono talmente disperato che spero che
Che spero che il celo tramonti
Ma lo sai
Almeno che cosa vuoi
Ma lo sai
Almeno che cosa vuoi
Ma lo sai
Almeno che cosa vuoi
Che cosa vuoi da me…
Scusa tanto se non sono capace
Di farti la corte un po’ mi dispiace
Se sono un po’ troppo veloce
È colpa del fatto che sono precoce
Cosa fai non credi che con uno come me
Tu saresti felice
Se ti potessi far vedere
Quello che sarei pronto a fare invece
Non ho tempo lo sai
Non ho tempo oramai
Per fare tutti quei discorsi
Sono talmente disperato che spero che
Che spero che il celo tramonti
Ma lo sai
Almeno che cosa vuoi
Ma lo sai
Almeno che cosa vuoi
Ma lo sai
Almeno che cosa vuoi
Che cosa vuoi da me…
Cosa vuoi, che cosa cerchi…
Cosa vuoi, che cosa cerchi…
Cosa vuoi, che cosa cerchi…
Cosa vuoi, che cosa cerchi…

(Vasco Rossi, Buoni o cattivi, Cosa vuoi da me, 2004)

domenica 25 maggio 2008

Sine Dominico non possumus!

Sine Dominicu non possumus, è la frase che i martiri di Abitene (303 d.C.), hanno risposto davanti all'accusa rivolta loro per la celebrazione eucaristica.
Non possiamo vivere senza il Signore, non possiamo vivere senza la domenica!
E noi ci riusciamo a vivere senza la domenica? I martiri di Abitene sono stati uccisi per aver celebrato l'eucaristia!

Don Andra Santoro (2005 d.C.), sacerdote romano ucciso a Trabson per essere stato testimone di Gesù, pregando e celbrando l'eucaristia in una terra da dove la fede è partita ed ora non c'è più!
L'eucaristia è la cosa più importante che abbiamo, è la presenza di Gesù tra noi. L'eucaristia, come gia affermato molte volte in precedenza è la risposta a due bisogni! Il bisogno dell'uomo di avere, sentire, toccare Gesù e, il bisogno di Dio di essere il più vicino possibile all'uomo.

Il bisogno dell'uomo:
E ogni volta che viene giorno ogni volta che ritorno ogni volta che cammino e mi sembra di averti vicino ogni volta che mi guardo intorno ogni volta che non me ne accorgo ogni volta che viene giorno E ogni volta che mi sveglio ogni volta che mi sbaglio ogni volta che sono sicuro e ogni volta che mi sento solo ogni volta che mi viene in mente qualche cosa che non c'entra niente ogni volta E ogni volta che non sono coerente e ogni volta che non è importante ogni volta che qualcuno si preoccupa per me ogni volta che non c'è proprio quanto la stavo cercando ogni volta ogni volta quando.... E ogni volta che torna sera mi prende la paura e ogni volta che torna sera mi prende la paura E ogni volta che non c'entro ogni volta che non sono stato ogni volta che non guardo in faccia a niente e ogni volta che dopo piango ogni volta che rimango con la testa tra le mani e rimando tutto a domani.
(Vasco Rossi, Fronte le Palco, Ogni volta, 1990)

Il bisogno di Gesù:
"Fate questo in memoria di me!"


Chiediamo al Signore di sentire sempre di più questo bisogno di lui... di prendere sempre più seriamente l'appuntamento domenicale con l'eucaristia di far si che diventi un nostro bisogno veramente:
"voglio te voglio te, voglio teperché tu, tu fai parte di mevoglio te, voglio te, voglio tefino all'ultimo sguardo all'ultimo istante all'ultimo giorno che avrò".
(Antonello Venditti, Prendilo tu questo frutto amore, Ogni volta, 1995)


"Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza".
(Dalla liturgia della solennità del Corpo e sangue di Cristo, sequenza)

domenica 18 maggio 2008

Unità di intenti

Cfr. Giovanni 3,16-18

"Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui".



A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più

(Jovanotti, Safari 2008, A te)


Come parlare della Santissima Trinità? Uno dei misteri più importanti per noi cristiani ma anche così difficile da raccontare, eppure parlare della Trinità in fondo significa parlare dell'amore. E di amore oggi si parla e se ne parla anche tanto. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, tre persone ma un solo Dio, tre persone che si donano reciprocamente la vita. Ma ciò che è stupefacente è il motivo, la motivazione: "perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna"; "perché il mondo sia salvato per mezzo di lui". Tre persone così unite tra loro che hanno un unico intento: la nostra salvezza!
Unica è la sostanza del Padre del Figlio e dello Spirito Santo!
Noi riceviamo la vita da Dio e nel sacramento del battesimo simboleggiamo il nostro rioffrire a lui la vita ricevuta e il riceverla nuovamente. E Lui, il nostro Dio, ne fa molto di più: ce la restituisce come vita eterna!

E per finire: 1 x 1 x 1 = 1.
Padre x Figlio X Spirito Santo = DIO
La cosa più importante dell'operazione qui sopra non è il risultato ma il X! L'Unità di Dio è resa possibile da quel x che simboleggia non solo il dono di uno all'altro ma anche la nostra presenza, la presenza dell'umanità dell'amore per lei e del desiderio della sua salvezza da parte di Dio.

domenica 11 maggio 2008

La ri-creazione!

Cfr. Giovanni 20,19-23

"Ricevete
lo Spirito Santo.

A coloro a cui
perdonerete i peccati,
saranno perdonati;

a coloro a cui
non perdonerete,
non saranno perdonati".










di stare con le antenne alzate verso il cielo
io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango
e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango
e mi fondo con il cielo e con il fango.

(Jovanotti, Safari 2008, Fango)

Come si saranno sentiti i discepoli di Gesù dopo la sua ascensione? Mmm... non credo siano stati molto felici di rimanere da soli nuovamente. E già nuovamente perché già erano rimasti da soli per tre giorni dopo la sua morte. Eppure l'esperienza del Gesù il Risorto in mezzo a loro non dev'essere bastata per fargli capire che davvero "non erano soli anche quando erano soli" e allora ecco nuovamente la desolazione. La solitudine per Gesù che non c'è e nel cuore tutti i ricordi delle sue Parole e dei suoi prodigi. Ma ecco il Dono dello Spirito. Ma ecco il potere di rimettere i peccati e il grande dono del per-dono. Proprio mentre ci si fonde con il fango nel punto più basso della nostra vita è lì che si instaura qualcosa di nuovo. Dalla morte la resurrezione, dal fracicume del seme la spiga con nuovi semi, dal peccato la redenzione, dal fango il cielo. E' l'azione dello Spirito Santo in noi.

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

domenica 4 maggio 2008

Col naso all'insù!

Cfr. Atti 1,1-11
"Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava".

(Ringrazio una mia amica per la concessione della foto!)

Cfr. Efesini 1,17-13
"Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, [...] illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati".

Cfr. Matteo 28,16-20
"Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".


Ascensione? Gesù che sale? Mmm. Signore, te che nasci: ok! Signore te che muori sulla croce: ok! Signore, te che risorgi: ok! Signore te che appari da risorto: ok! Ma Signore, te che sali al cielo? Anche questo dobbiamo credere?
Eppure a pensarci bene ma da dove sei venuto? Dove eri prima della tua nascità? Nella Trinità? Nella Comunione d'amore tra Padre Figlio e Spirito Santo? Ed è vero... giusto, eri Dio anche prima! E ora ci ritorni... ma ci ritorni non solo da Dio ma anche da uomo! Allora l'ascensione non è la festa di te che te ne vai lasciandoci soli, non è la festa dell'ascensore (come mi diceva qualche anno fa un bambino), ma è la festa di te che porti noi uomini in cielo, e che lasci la porta aperta affinché anche noi con la nostra umanità possiamo entrare proprio in quella comunione d'amore con la Trinità in cui eri inserito te. E allora non c'è il bisogno di stare con il naso all'insù! Allora tutte quelle situazioni in cui noi stiamo come gli apostoli con il naso all'insù, sono quelle situazioni in cui tu sei con noi, anche se proprio in quelle situazioni noi faccaimo tanta fatica a riconoscerti e a sentirti vicino e crediamo di essere stati abbandonati persino da te..

di stare con le antenne alzate verso il cielo
io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango
e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango
e mi fondo con il cielo e con il fango.

(Jovanotti, Safari 2008, Fango)


Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, [...] poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, [...] viviamo nella speranza di raggiungere Cristo [...].
(Dalla liturgia dell'Ascensione a cielo).

domenica 20 aprile 2008

Non sia turbato il vostro cuore!

Cfr. Giovanni 14,1-12

"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me".

Ma che cosa ci sta dicendo Gesù oggi nel vangelo? Non dobbiamo avere il cuore turbato? Impossibile! Insomma se il nostro cuore è turbato non dipende solo da noi! E sì, Gesù si sbaglia... abbiamo il cuore turbato eccome se lo abbiamo:

Ecco il nostro cuore, mosso, confuso, agitato, mescolato... si insomma turbato! E perché? E da chi? E da cosa?
Ci sono i turbamenti che ci procuriamo noi... quelli che nonostante tutti gli aiuti che riceviamo continuiamo a tenerli stretti a noi e poi ce ne lamentiamo pure. Ok, questi possiamo anche superarli e far si che non sia turbato il nostro cuore. Ma caro Gesù per i turbamenti che la vita ci mette davanti? Per quelli che non solo non ci andiamo a cercare, ma che ci capitano sempre nel momento meno giusto? Per questi turbamenti no che non c'è rimedio... e allora perché ci dici che il nostro cuore non deve essere turbato? Insomma ma anche noi non lo volgiamo il cuore turbato, non so se qualcuno te lo ha detto ma non lo vogliamo il cuore turbato ma, nonostante tutto spesso lo è!

"Vado a prepararvi un posto";
"Io sono la via, la verità e la vita";
"Chi ha visto me, ha visto il Padre".

Ma secondo voi da che parte pende questa bilancia?

Credo che la chiave di lettura del "non sia turbato il vostro cuore" stia proprio nella risposta che ciascuno di noi da alla domanda della bilancia. E già, perché Gesù una vita senza problemi e turbamenti non ce l'ha mai promessa. Ma una vita eterna sì! E non solo ce l'ha promessa ma ce l'ha regalata. E allora se la bilancia pende dalla parte del cuore turbato... ma dov'è la nostra fede? I problemi che abbiamo noi sono forse più pesanti della risurrezione di Cristo? O Cristo è importante ma non a tal punto da esserlo più dei nostri problemi? Ecco allora che la bilancia deve pendere necessariamente dalla parte della resurrezione di Cristo, e qualunque problema possiamo avere o vivere non sarà mai più pesante di Lui e del Suo Dono!


Ecco allora che il cure non turbato non solo si rende possibile ma può essere una realtà per ciascuno di noi nella misura in cui lo vogliamo!

martedì 8 aprile 2008

Ti amo!!!

Intervento insolito... in questi giorni ho riflettuto su questo testo e allora ve lo voglio proporre... ma mi sono divertito a sostituire tutti i personaggi, in questo modo non ci saranno pregiudizi nel leggere il testo... chissà se qualcuno lo conosce? Bè qualcuno potrebbe... eccome se potrebbe. Vi lascio alla lettura e al commento...


[Nome2]. Questa povera cosa di [Nome2], questo crepitio della luce nella luce, questo bisbiglio del silenzio al silenzio, è a ciò che parla [Nome1], quando parla a [nome3] o a [Nome4], la piccola [Nome4]. È innamorato. Quando si è innamorati si parla al proprio amore e a lui soltanto. Ovunque, sempre. E che si dice al proprio amore? Gli si dice «ti amo», che è come dire quasi niente – il quasi niente di un sorriso, il balbettio di un servo al padrone che gli dà tutto, mille volte tutto.
[…]
Fa con il suo amore come il bambino davanti al muro con la sua palla: lancia la sua parola, la palla di parola luminosa, il «ti amo» arrotolato su se stesso, la lancia contro un muro che da lui dista tutti quei giorni che gli restano da vivere, poi aspetta che la palla rimbalzi, lancia migliaia di palle, nessuna ritorna mai, lui continua sempre sorridente, fiducioso: il gioco è in se stesso la sua ricompensa. L’amore è in se stesso al sua risposta.
Sì, qualcosa di più la dice. Dice: ti amo e sono desolato di amarti così poco, di amarti così male, di non saperti amare. Infatti, più si avvicina alla luce, più si scopre pieno di ombre. Più ama, più si riconosce indegno di amare. Poiché nell’amore non esiste progresso, non esiste perfezione che un giorno si possa raggiungere. Non esiste un amore adulto, maturo e ragionevole. Davanti all’amore non vi è nessuno adulto, solo dei bambini, questo spirito infantile che è abbandono, spensieratezza, spirito della perdita di spirito. L’età addiziona. L’esperienza accumula. La ragione costruisce. Lo spirito infantile non calcola niente, non ammucchia niente, non edifica niente. Lo spirito infantile è sempre nuovo riparte sempre dalle origini del mondo, dai primi passi dell’amore. L’uomo razionale è un uomo accumulato, ammucchiato, costruito. L’uomo infantile è il contrario di un uomo addizionato su se stesso: è un uomo sottratto a sé, che rinasce in ogni nascita di tutto. Un imbecille che gioca a palla. O un [Nome1] che parla a [Nome2]. O l’uno e l’altro insieme.

domenica 6 aprile 2008

Un popolo di sconvolti!!!

Cfr. Luca 24,13-35

"Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo".


Due discepoli, uno di nome Clèopa e l'altro? Potrebbe chiamarsi Cristian, Francesco, Chiara, Gabriele, Angelo, Giuseppe, Andrea, Sonia, Beatrice, ecc. sì, insomma, uno di noi. Se ne vanno da Gerusalemme (fanno il cammino inverso di Gesù che durante tutta la sua vita si avvicina a Gerusalemme, il luogo dove si fa la volontà del Padre). Hanno il volto triste e sono delusi. Loro speravano che fosse Gesù, che fu profeta in parole ed in opere (tutto al passato) ed ora... il presente: sono tre giorni che è accaduto tutto questo! Eppure loro hanno ricevuto l'annuncio... e dicono persino di essere sconvolti! Ma se ne vanno!
Non erano affatto sconvolti! Nel momento in cui riconoscono Gesù allora sì che sono sconvolti... e ritornano a Gerusalemme, nonostante fosse già passato il tramonto e fosse notte... sono sconvolti!
E noi? Abbiamo ricevuto l'annuncio della risurrezione già più volte, l'ultima volta pochi giorni fa: siamo ancora a Gerusalemme o ce ne stiamo andando anche noi? Il nostro volto è triste o gioioso? I nostri verbi sono al passato o al presente? Gesù è una cosa morta o viva? E soprattutto siamo sconvolti?

O Dio, che in questo giorno memoriale della Pasqua raccogli la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci il tuo Spirito, perché nella celebrazione del mistero eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture, e si rivela a noi nell’atto di spezzare il pane.
(Dalla liturgia della III domenica di Pasqua A)

domenica 30 marzo 2008

... perché crediate ... e abbiate la vita nel suo nome!

Giovanni 21,19-31

"La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".

1. La sera di quel giorno... i discepoli erano riuniti;
2. Gesù viene in mezzo a loro;
3. Gesù dona se stesso la nostra pace;
4. Gesù dono lo SPirito Santo per il perdono dei peccati;
4. Manca Tommaso;
5. I discepoli a Tommaso: "Abbiamo visto il Signore!" ma egli... non credette;
6. Otto giorni dopo Tommaso è presente, si ripete la scena e Tommaso vede e tocca e crede;
7. "Mio Signore e mio Dio!"
8. "Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".

Tommaso uno di noi, non è presente la prima volta e si perde un grande appuntamento della sua vita. Riceve un annuncio: "abbiamo visto il Signore!" ma perché credergli? Eppure Tommaso pur non credendo torna otto giorni dopo con i discepoli. Ma come Tommaso non credevi che fosse risorto e allora perché ancora con quelle persone? Gesù è morto! Tutto finito! Perché stare ancora con gli altri e proprio in quel giorno... il giorno degli "otto giorni dopo"? Tommaso uno di noi, non crede, ma crede! Ci sono i cristiani credenti ma non praticanti! Ci sono i cristiani praticanti ma non credenti! C'è la nostra fede ma ci sono le mancanze di fede. Eppure... "Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".

Signore Dio nostro, che nella tua grande misericordia ci hai rigenerati a una speranza viva mediante la risurrezione del tuo Figlio, accresci in noi, sulla testimonianza degli apostoli, la fede pasquale, perché aderendo a lui pur senza averlo visto riceviamo il frutto della vita nuova.
(Dalla liturgia della II domenica di Pasqua A).

domenica 23 marzo 2008

Santa Pasqua di Risurrezione

Gesù di Nazaret [...] voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. (Cfr. At 2,22-32)

Auguri di vero cuore a tutti voi,
che lo Spirito Santo
ci aiuti sempre
a rimanere nell'intimità
con il Signore
morto e Risorto
per la nostra salvezza.
Amen.

don Cristian.

domenica 9 marzo 2008

Per noi costruttori di sepolcri un grido: Lazzaro, vieni fuori!

Cfr. Giovanni 11,1-45

"Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare»".

Ogni giorno ci viene data una scelta: possiamo decidere se essere costruttori di sepolcri o portatori della buona novella, ossia del vangelo, sta a noi decidere. "Signore manda già cattivo odore" è la scusa che poniamo all'invito di Gesù di aprire il nostro personale sepolcro, quel sepolcro in cui abbiamo nascosto tutte le cose più brutte, quelle che non vogliamo vedere, sentire e toccare. Eppure lazzaro entra nel sepolcro da morto, aiutato da qualcuno, ed esce da solo con le sue gambe, da risorto. Tutto ciò è possibile anche per noi, anche noi possiamo vedere tutte el cose che abbiamo rinchiuso nel nostro sepolcro trasformate, risorte. Sta a noi decidere... ma occorre avere il coraggio di aprire quel sepolcro per poter sentire quel grido: "Lazzaro, vieni fuori!".

Eterno Padre, la tua gloria è l'uomo vivente; tu che hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l'amico Lazzaro, guarda oggi l'afflizione della Chiesa che piange e prega per i suoi figli morti a causa del peccato, e con la forza del tuo Spirito richiamali alla vita nuova.
(Dalla liturgia della V domenica di Quaresima A).

domenica 24 febbraio 2008

Se tu conoscessi...

Cfr. Giovanni 4,5-42

"[...] Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
[...]
La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?» [...] ".


"Se tu conoscessi..." ma siamo proprio sicuri di conoscere Gesù? Di conoscere il "Dono di Dio" e "Colui che ti dice"? Eppure tutti ne parlano, anche noi ne parliamo, anche questo blog ne parla! Ma chi è davvero Gesù? Qual è davvero il Dono di Dio?
Sono domande difficili... forse si può appena accennare una risposta... ma una cosa è certa... a quella donna samaritana Gesù ha cambiato la vita e quella brocca a lei tanto cara ora viene lasciata al pozzo... la vecchia acqua è divenuta insapore a confronto dell'acqua viva di Cristo.

"O Dio, sorgente della vita, tu offri all'umanità riarsa dalla sete l'acqua viva della grazia che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore; concedi al tuo popolo il dono dello Spirito, perché sappia professare con forza la sua fede, e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore".
(Dalla liturgia della III domenica di Quaresima A).

domenica 17 febbraio 2008

Prossimamente su questi schermi...

Matteo 17,1-9

"In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»".

"Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce"... Prossimamente su questi schermi... potremmo riassumere con questa celebre frase il vangelo di oggi. E già, la trasfigurazione anticipo del Risorto. Ma dobbiamo fuggire la tentazione delle tre capanne, non solo perché occorre rientrare nellìordinario, che è la spiegazione che si è soliti dare, ma anche perché ba fuggita la tentazione di una sola contemplazione dell'evento. Infatti nella seconda lettura san Paolo a Timoteo scrive: "Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità [...]". Che cos'è dunque questa "vocazione santa" che ci viene data non già in base alle nostre opere ma secondo il suo progetto e la sua grazia, se non il fatto che siamo chiamati ad essere partecipi proprio della Risurrezione e dunque anche della trasfigurazione che ne è solo un piccolo anticipo?

"O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria".
(Dalla liturgia della II domenica di quaresima).

domenica 10 febbraio 2008

Se tu sei...!

Mt 4,1-11

"In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano".


"Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola..." frase quanto mai conosciuta che ci riporta nel deserto insieme a Gesù al tentatore e allo Spirito! E già, siamo nel deserto ma la scena non comprende solo 2 personaggi ma 3! C'è anche lo Spirito, autore di tutta la scena che "conduce" Gesù nel deserto perché sia tentato. Tre tentazioni, la totalità delle prove per il Figlio di Dio, e la tentazione peggiore il suo essere Figlio che viene messo in dubbio: "se tu sei Figlio di Dio...". Ad ogni tentazione Gesù risponde con la Parola, con la Sacra Scrittura... e noi? Siamo in grado di rispondere alle nostre tentazioni con la Parola?

"O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato, concedi al tuo popolo di intraprendere con la forza della tua Parola il cammino quaresimale, per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito".
(Dalla liturgia della I domenica di quaresima A).


Dopo una breve pausa eccomi tornato a pubblicare su questo blog... ringrazio quanti in questo periodo si sono interessati e mi hanno richiesto di riprendere questa piccola iniziativa...
... auguro a tutti voi un santo cammino di quaresima... ricordandoci che la quaresima non termina il venerdì santo con la morte... ma la domenica di pasqua con la resurrezione... allora la nostra meta è quella... essere risorti... buona quaresima nella gioia!

martedì 8 gennaio 2008

Moulin Rouge - bis

Quello di Montmartre e di Pigalle:
"io stasera ho una domanda da farti...la frase dice che la cosa più bella che uno possa imparare è amare e lasciarsi amare e qui abbiamo discusso molto sulla possibilità o meno di imparare ad amare...stasera mi chiedo, è possibile imparare a non avere paura di amare?è possibile imparare a non far soffrire più le persone che ti sono vicine?èpossibile imparare a stare bene sempre e a far star bene chi ti è vicino? perchè ... [...!!!] ... so 5 mesi che appena sto un attimo meglio arriva una mazzata che mi rispedisce sotto terra...se almeno non avessi questa paura..."

Caro compagno di viaggio... non ho risposto subito a queste domande perché mi sono preso un pò di tempo per pensarci su.
Ci ho pensato su e sicuramente la risposta a tutte e tre le domande è ""!!!

Sì è possibile imparare a non avere paura di amare... o forse è possibile amare pienamente e senza riserve pur avendo paura. Giustifico questa risposta con l'esempio di Gesù, Egli in Croce ha avuto paura... ma non per questo si è fermato. Cosa lo ha spinto a darsi completamente e tutto pur avendo paura? Sicuramente la consapevolezza di non essere abbandonato dal Padre ma anche la consapevolezza che la vita di noi tutti era più importante della sua.
L'amore vero vince la paura!

Sì è possibile imparare a non far soffrire più le persone che ti sono vicine.
Difficile da realizzare ma possibile. Dico difficile perché in fondo credo che quello che faccia soffrire le persone che ci sono vicine ha un nome ben preciso: Egoismo. Le persone più care e a noi più vicine, se soffrono per causa nostra, soffrono proprio a causa del nostro egoismo che, quando meno te lo aspetti, salta fuori e prende il sopravvento nonostante tutto l'amore che c'è! Ma allora c'è un modo per vincere l'egoismo? Credo che anche questa domanda trovi la sua risposta in un "Sì" pieno, c'è il modo ed è proprio amamndo che si vince l'egoismo, cioè mettendo l'altro davanti al proprio io, facendolo venire come priorità prima! Sarà un caso che il Signore Ci ha suggerito di amare il propssimo nostro come noi stessi?
L'amore vero si offre per l'altro.

Sì è possibile imparare a star bene sempre e a far star bene chi è vicino.
Non credo sia una utopia tutto ciò, anche se sinceramente credo non basti una vita per capire veramente che sia possibile. Spesso condividiamo solo il male, e siamo sempre disposti a condividerlo. Il bene, invece quello vero, a volte lo teniamo per noi, quasi si sciupasse se condiviso. Ognuno di noi condivide quello che ha... ma per poter rispondere a questa domanda occorrerebbe chiarirsi sull'accezione dell'espressione "stare bene".
L'amore vero realizza lo star bene e contagia anche le persone che ci sono vicine!

.... abbiamo un bisogno continuo di imparare ad amare... speriamo sempre di guardare l'UNICO MAESTRO!

P.S.: Per chi non ha capito il senso di questo intervento è il continuo della discussione di due post precedenti...

domenica 6 gennaio 2008

... e non qualcosa che non c'è poiché c'è!!!

Matteo 2,9-12

"Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese".

Questa volta non voglio spendere molte parole nel commento del vangelo di questa domenica, ma affiderò il commento, forse insolito, a questo video e questa canzone, la motivazione? Bè Epifania del Signore = Manifestazione del Signore... e dunque il Signore e la sua manifestazione sono abbastanza evidenti almeno quanto il sole se non di più:

Qualcosa che non c'è, Elisa, Soundtrack '96-'06, 2006
Si Ringrazia nuovamente la redazione di un sito a me caro per il prestito foto!!!

Tutto questo tempo a chiedermi
cos'è che non mi lascia in pace
tutti questi anni a chiedermi
se vado veramente bene così come sono così.

Così un giorno ho scritto sul quaderno
io farò sognare il mondo con la musica
non molto tempo dopo quando mi bastava
fare un salto per raggiungere la felicità
e la verità è.

Ho aspettato a lungo qualcosa che non c'è
invece di guardare il sole sorgere.

Questo è sempre stato un modo
per fermare il tempo e la velocità
i passi svelti della gente la disattenzione
le parole dette senza umiltà
senza cuore così solo per far rumore.

Ho aspettato a lungo qualcosa che non c'è
invece di guardare il sole sorgere.

E miracolosamente non ho smesso di sognare
e miracolosamente non riesco a non sperare
e se c'è un segreto è fare tutto come se
vedessi solo il sole
un segreto è fare tutto come se
fare tutto come se vedessi solo il sole.
Vedessi solo il sole.
Vedessi solo il sole.
E non qualcosa che non c'è.

P.S.: Ringrazio anche una persona speciale, per suo merito ho avuto modo di riflettere su questa canzone.