domenica 30 dicembre 2007

Non fatevi tentare dal male: state lontani da questo luogo di peccato!

"Non fatevi tentare dal male: statate lontani dal questo luogo di peccato!" è la frase con cui si apre il film commedia musicale Moulin Rouge, Stati Uniti, 2001.

Sembra strano ma casualmente proprio all'interno di questo film è contenuta una delle citazioni che preferisco di più: "The greatest thing, you’ll ever learn is just to love, and be loved in return!". Eppure proprio la citazione che uno non si aspetterebbe di trovare mai in un luogo dove l'amore si vende e si compra. L'Amore?

Difficile commentare, difficile poiché credo sia semplicemente una verità: imparare l'arte di amare e di lasciarsi amare. Non si può amare se non si è amabili, non si è amabile se non si è capaci di amare. Naturalmente non parliamo di un surrogato ma dell'amore vero. Lascio a voi la parola...

P.S.:1 Forse qualcuno si starà chiedendo come mai questo intervento e non il solito sul vangelo domenicale... e poi proprio oggi solennità della Santa Famiglia, già... meditiamo gente... il vangelo, la buona notizia, spesso è coperta da altre notizie che buone non sono... e davanti a ciò che facciamo noi cristiani? Meditiamo gente: The greatest thing, you’ll ever learn is just to love, and be loved in return!... Maria e Giuseppe una delle tante famiglie che hanno attraversato grosse crisi proprio come le famiglie di oggi... ma hanno amato e si sono lasciati amare! ... buona festa della santa famiglia a tutti!

P.S.:2 Non posso non esprimere i più sentiti ringraziamenti ad un amico che mi ha permesso di passeggiare per le strade di Montmartre e Pigalle, di scattare la foto qui sopra e di rendermi conto effettivamente del "bisogno d'amore che c'è", bisogno che non sempre viene colmato dall'arte di amare ma proprio dai tanti surrogati messi a disposizione in una compra-vendita spietata "fin quando fa male fin quando ce n'è".

martedì 25 dicembre 2007

Deum de Deo lumen de lumine...

... la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta...

Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.


(Enya, Amarantime - Special Chrstmas Edition, Adeste Fideles, 2006)
Si ringrazia la redazione di un sito a me caro per il prestito foto!!!


Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.

Cfr., Giovanni 1,1-18

domenica 23 dicembre 2007

Accogliere e generare Gesù? Noi?

Matteo 1,18-24

"Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa".

In quest'ultima domenica di Avvento ci viene proposto l'esempio e di Maria e di Giuseppe, "giusti" davanti a Dioo che accolgono la sua volontà mettendola in pratica. Non si può nascondere però la difficoltà provata da Giuseppe, ed è proprio questa che ci incoraggia, perché lui come noi, vive un disagio davanti alla colontà di Dio. Giuseppe è colui che, davanti alla difficoltà riesce ad ascoltare la parola di Dio "un angelo del Signore gli disse..." ed è colui che mette in pratica ciò che ha ascoltato "quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore...".

O Dio, Padre buono, tu hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore, scegliendo il grembo purissimo della Vergine Maria per rivestire di carne mortale il Verbo della vita: concedi anche a noi di accoglierlo e generarlo nello spirito con l’ascolto della tua parola, nell’obbedienza della fede.
(Dalla liturgia della IV domenica d'Avvento A).

Mi preme evidenziare due richieste contenute in questa preghiera: "accogliere" e "generare", in relazione a due atteggiamenti "ascolto della parola" e "obbedienza della fede". Anche noi possiamo accogliere e generare Gesù se ascoltiamo e obbediamo a quanto ascoltato. Insomma proprio quello che hanno fatto Maria e Giuseppe... nonostante le difficoltà.

domenica 16 dicembre 2007

La vera prigione!

Matteo 11,2-11

"In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui»".

Giovanni, il grande profeta, è in crisi! Anche lui, che ha speso la sua vita per preparare la via del Signore, nel momento in cui Egli è venuto non lo riconosce: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?". Eppure i segni erano chiari, Gesù davvero stava cambiando le situazioni di morte in situazione di vita. Allora ecco che il nostro cammino d'Avvento continua e continua facendoci pregustare la vicinanza del Signore che viene e al contempo il grosso rischio che anche noi, come Giovanni, non lo riconsciamo e ne aspettiamo un altro.


Ecco la vera prigione,

non quella in cui si trova Giovanni

ma quella in cui ci troviamo noi

ogni qual volta
non Lo riconosciamo!


Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro a colui che viene e fa’ che, [...] accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia.
(Dalla liturgia della III domenica di Avvento A).

lunedì 10 dicembre 2007

Holy Mother

Avrei voluto pubblicare questo intervento l'8 dicembre solennità dell'Immacolata Concezione, non so perché ma non l'ho fatto! Lo faccio ora... per una persona a me cara, per me importante e a cui voglio davvero bene. Questa persona sicuramente capirà il perché! Naturalmente questo non significa che non siete autorizzati ad esprimere il vostro parere su questa canzone-preghiera un pò datata ma a mio avviso stupenda sia musicalmente sia verbalmente. Haha! Chissà quanti di voi la conoscevano?

Holy Mother - Eric Clapton
(Eric Clapton - Luciano Pavarotti)

Holy mother, where are you?
Tonight I feel broken in two.
I’ve seen the stars fall from the sky.
Holy mother, can’t keep from crying.
Oh I need your help this time,
Get me through this lonely night.
Tell me please which way to turn
To find myself again.
Holy mother, hear my prayer,
Somehow I know you’re still there.
Send me please some peace of mind;
Take away this pain.
I can’t wait, I can’t wait,
I can’t wait any longer.
I can’t wait, I can’t wait, I can’t wait for you.
Holy mother, hear my cry,
I’ve cursed your name a thousand times.
I’ve felt the anger running through my soul;
All I need is a hand to hold.
Oh I feel the end has come,
No longer my legs will run.
You know I would rather be
In your arms tonight.
When my hands no longer play,
My voice is still, I fade away.
Holy mother, then I’ll be
Lying in, safe within your arms.


per chi l'inglese lo spikka not very well:

Santa Madre
Santa Madre, dove sei? Stanotte mi sento spezzato in due ho visto le stelle cadere dal cielo Santa Madre, non riesco a smettere di piangere.
Oh, ho bisogno del tuo aiuto in questo momento fammi superare questa notte solitaria. Ti prego dimmi quale strada prendere per ritrovare me stesso.
Santa Madre, ascolta la mia preghiera in qualche modo so che sei ancora qui ti prego inviami un pò di pace nella mente cancella questa sofferenza.
Non posso aspettare, non posso aspettare non posso aspettare ancora a lungo non posso aspettare, non posso aspettare non posso aspettare per te.
Santa Madre, ascolta il mio pianto ho bestemmiato il tuo nome migliaia di volte ho sentito la rabbia correre nella mia anima tutto ciò di cui ho bisogno é una mano da stringere.
Oh, sento che la fine é venuta le mie gambe non correranno più per molto sai che preferirei essere nelle tue braccia stanotte.
Quando le mie mani* non porteranno più a nulla la mia parola é "Mi fermo"*, lentamente scompaio Santa Madre, allora vorrei essere disteso al sicuro tra le tue braccia.

domenica 9 dicembre 2007

Razza di vipere!

Matteo 3,1-12

"In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile»".

Due elementi di un unico luogo: il deserto e il fiume. E il luogo? Ma certo, il luogo è la nostra vita e i due elementi sono i nostri deserti, tutte quelle situazioni dove c'è aridità, e il fiume che inesorabilmente, deserto o non, continua a passare, e dove passa lascia il segno: c'è vita!
Ecco allora che Giovanni Battista predica la conversione, il rendersi conto della "strada" / "strade" errate intraprese e il decidersi per convergere su quella buona, vicino al fiume, vicino alla vita!
"Razza di vipere!": ci va tosto Giovanni... ma dovremmo tradurre "genia di vipere" ossia coloro che non hanno una madre umana ma hanno per madre una vipera, un serpente, Il Serpente! Invece Giovanni ci dice che possiamo davvero ricevere il battesimo, non solo quello di conversione, ma quello di "Spirito e fuoco" quello che da figli di serpente ci dona la grazia di divenire Figli di Dio: altre che "Abramo per padre", possiamo avere Dio per Padre, e lo abbiamo realmente.

Dio dei viventi, suscita in noi il desiderio di una vera conversione [...]
(Dalla liturgia della II domenica di Avvento A).

P.S.: Molti mi hanno detto che l'intervento precedente è piaciuto molto e ha fatto riflettere, se volete, continuate a postare anche su quello!

giovedì 6 dicembre 2007

La via dell'amore... che non desidera che consumarsi!

Quando l'amore vi chiama seguitelo
anche se ha vie sassose e ripide.

E quando vi parla, credete in lui,
benché la sua voce possa disperdere i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.

Poiché come l'amore vi esalta, così vi crocifigge,
e come vi matura, così vi poterà.

E vi consegna al suo sacro fuoco,
perché voi siate il pane santo della mensa di Dio.

Tutto ciò compie l'amore in voi,
affinché conosciate il segreto del vostro cuore
e possiate diventare un frammento
del cuore della Vita.

L'amore non dà nulla, fuorché se stesso
e non coglie nulla, se non in se stesso.

L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto,
perché l'amore è sufficiente all'amore.

E non pensate di poter dirigere l'amore,
perché, se vi trova degni, è lui che vi conduce.

L'amore non desidera che consumarsi!

Se amate davvero, siano questi i vostri desideri:
destarsi all'alba con un cuore alato
e ringraziare per un altro giorno d'amore;
addormentarsi a sera
con una preghiera per l'amato del cuore
e un canto di lode sulle labbra.

(Gilbran Kahlil Gilbran)


domenica 2 dicembre 2007

... con cuore attento e vigilante!

Matteo 24,37-44

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo»".
Eccoci giunti alla prima domenica di avvento, un nuovo inizio dell'anno liturgico con un nuovo invito alla preparazione dell'accoglienza di Gesù che nasce. Tutto "nuovo" per un messaggio che a volte sembra essere "vecchio" e "conosciuto": Gesù che nasce muore e risorge per noi! Lo sappiamo così bene che forse l'avvento che è appena iniziato è già vecchio! Allora come fare per incarnare l'invito del vangelo di oggi a "vegliare" e ad "essere pronti"? Il vangelo sembra non suggerirci nulla di speciale! "due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata": i due uomini e le due donne stanno facendo le stesse cose, infatti l'importante non è "cosa" si fa ma "come" lo si fa. Dunque non opere straordinarie ma opere ordinarie fatte con un cuore straordinario: attento al Signore che viene non solo il 25 dicembre ma tutti i giorni della nostra vita.

O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, [...] risveglia in noi uno spirito vigilante perché camminiamo [...] fino a contemplarti nell'eterna gloria.
(Dalla liturgia della I domenica di avvento A).

Vi lascio con una domanda alla quale potete rispondere pubblicamente se volete o semplicemente in voi: come fare per rendere questo avvento davvero un'attesa vigilante? Quali i suggerimenti?

domenica 25 novembre 2007

Quale corona? Quale re?

Luca 23,35-43

Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

Ho provato a chiedere ad alcuni ragazzi che cosa avrebbero fatto se fossero re o regine d'Italia. Le risposte sono state svariate: "non lo so"; "un monumento a me"; "aprirei attività commerciali"; "una guerra"; "un esercito" ecc. Grande difficoltà nel comprendere il significato vero del compito di un re. Si tende subito a dividere gli altri (che non sono re) in sudditi e schiavi! Eppure la domanda incalza anche dentro noi: "se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". Siamo chiamati a scegliere il re della nostra vita, una scelta che non si esaurisce indicando il tipo di corona che scegliamo, ma che va poi confermata in ogni nostra azione quotidiana.
Eppure Lui ce lo ha fatto vedere... ha superato la distanza che separa la reggia dal popolo e salendo sulla croce non ha rinunciato ad essere re, ma ha fatto sì che la divisione "schiavi-sudditi-re" non esista più, ma che tutti siamo sullo stesso livello: tutti possiamo regnare per Cristo con Cristo ed in Cristo!

O Dio Padre, che ci hai chiamati a regnare con te nella giustizia e nell'amore, liberaci dal potere delle tenebre; fa' che camminiamo sulle orme del tuo Figlio, e con lui doniamo la nostra vita per amore dei fratelli, certi di condividere la sua gloria in paradiso.
(Dalla XXXIV domenica tempo ordinario C - solennità di Gesù Cristo Re dell'universo).

domenica 18 novembre 2007

A che ora è la fine del mondo?

Luca 21,5-7.19

"Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?». [...].
Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime".

Il Vangelo di questa domenica sembra proprio particolare, pare che il Signore si diverta proprio a predirci un futuro non prorpio roseo... eppure se leggiamo attentamente scopriamo che davvero il futuro è roseo!
Spesso facciamo lo sbaglio di fermarci all'esteriorità, o di far sì che quello che ci è donato come mezzo per raggiungere un fine diventi per noi il fine. Ed ecco che ci fermiamo ad ammirare le belle pietre e i dono votivi perdendo di vista il fine ultimo: il rapporto personale e comunitario con Dio. Una volta raggiunto il fine tutto quello che è mezzo scomparirà... non ci sarà più pietra su pietra! Ma per fare questo ragionamento occorre effettuare un cambio di registro, ossia non porre la domanda che "alcuni" hanno fatto a Gesù cioè: "quando accadrà questo e quale sarà il segno", ma chiederci "come?" e "perché?". E' inutile indagare su "a che ora è la fine del mondo?", ma conviene indagare sul perché della fine e sul come:

O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l'umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, fa' che... teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita.
(Dalla liturgia della XXXIII domenica tempo ordinario C).

"Che or'è, scusa ma che or'è, che non lo posso perdere l'ultimo spettacolo [...]" Luciano Ligabue, A che ora è la fine del mondo?, 1994.
Lui ha scritto e cantato ciò... e noi cristiani?

P.S.: A qualcuno che mi conosce forse potrà sembrare strano che io utilizzi un testo di Ligabue per commentare una pagina del vangelo... ma (a parte i gusti musicali) e a parte (che non è bello ciò che è bello ma ciò che piace)... mi pare che da qualche parte ci sia scritto che: "le vie del Signore sono infinite", no? :-)

domenica 11 novembre 2007

Sadducei loro o Sadducei noi?

Luca 20,27-38

"Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».".
Vi ricordate il cammino fatto nelle domeniche scorse? Siamo partiti dalla parabola del giudice disonesto, che ci ha insegnato a pregare con fede, poi siamo passati per la parabola del fariseo e del publicano che vanno al tempio a pregare, che ci ha insegnato la povertà e l'umiltà. Abbiamo riassunto il tutto dicendo che fede, preghiera, povertà e umiltà costituiscono gli stipiti della porta per entrare nel Regno di Dio. Domenica scorsa abbiamo visto che non appena ci muoviamo con l'intenzione di attraversare quella porta, è Gesù stesso che viene incontro a noi e che attraversa la porta delle nostre case, era il brano di Zaccheo che riceve l'auto-invito a pranzo da parte di Gesù.
E oggi? Proprio come tutti noi, quando siamo invitati a pranzo non ci presentiamo a mani vuote, ecco che Gesù entrando nella porta della nostra vita porta con se un regalo per noi: la vita eterna! Che grande dono! E soprattutto quanto gli è costato! Un dono davvero prezioso!
Oggi scopriamo la bellezza dell'andare incontro ad un Dio che non è un dio dei morti ma Dio dei vivi! Il problema però è: ci crediamo? Il brano di oggi inizia con una precisazione: "gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione": ma? Non saremo anche noi un pò sadducei? Lo vogliamo accettare e scartare questo regalo?

O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa' che... in vita e in morte siamo confermati nella speranza della tua gloria.
(Dalla liturgia della XXXII domenica tempo ordianrio C).

domenica 4 novembre 2007

Il sicomoro sfollato!!!

Luca 19,1-10

"Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»".


Che cosa buffa: Zaccheo capo dei pubblicani, un personaggio importante, per vedere Gesù è costretto a salire su di un albero! Eppure quel suo mettersi alla ricerca ha permesso che Gesù stesso alzasse lo sguardo verso di lui: "Zaccheo scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua". Gesù si auto-invita a pranzo e ciò provoca, come al solito, l'ira degli invidiosi: "è andato ad alloggiare da un peccatore!".
E' importantissimo notare, come Gesù non abbia spettato che Zaccheo desse via la metà del suo patrimonio ai poveri e che restituisse quattro volte il totale rubato per andare a casa sua, ma è stata proprio la presenza di Gesù nella sua casa a dare la forza a Zaccheo di compiere quelle due azioni. Comprendiamo allora la verità dell'ultima frase del vangelo di oggi: "il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
Solo l'accoglienza di Gesù nella nostra casa (il cuore) può davvero fare di noi degli uomini nuovi e dunque farci vivere realmente per ciò che il nostro battesimo ci ha costituiti, Figli di Dio. E' la Sua presenza in noi che ci aiuta a rispondere pienamente alla chiamata alla santità a tutti noi rivolta.
Se così non fosse l'albero di zaccheo sarebbe sovraffolato!!! Tutti ad aspettare di essere degni di accostarci a Gesù senza comprendere che è Lui che ci rende degni donandoci la dignità di figli di Dio.

O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata... perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo.
(Dalla liturgia della XXXI domenica del tempo ordinario C).

domenica 28 ottobre 2007

Fariseo o Pubblicano?

Luca 18,9-14

"Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»".

Ancora un'altra parabola detta per alcuni che "presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri" cioè, li nullificavano, li nientificavano. Proviamo a rispondere alla domanda: siamo più farisei o più pubblicani? In qualche atteggiamento ci riconosciamo? Sicuramente in quello del pubblicano, in fondo chi è degno di comparire davanti a Dio? E allora sì, conviene riamnere a distanza, riconoscere i nostri errori e chiedere perdono. Ma come? Allora la parabola non è per noi! Se così è questo vangelo non è stato detto per noi!!!

Da domenica scorsa il Signore ci sta indicando la "porta" per poter entrare nel Suo Regno! Questa porta è composta dall'architrave della FEDE e dagli stipiti della PREGHIERA e dell'UMILTA' e della POVERTA'. Con il vangelo di domencia scorsa abbiamo visto l'importanza della preghiera e della preghiera fatta con fede. Oggi scopriamo l'importanza di questi due atteggiamenti: l'umiltà e la povertà. L'umiltà suggerita è quella del pubblicano che fermatosi a distanza prega davvero il Signore implorando la misericordia. La povertà suggerita è quella del riconoscersi non solo nel pubblicano ma anche nel fariseo, che crede di poter comparire davanti a Dio perché giusto e che utilizza gli altri per riconoscere la sua giustizia e per riconoscere il loro nulla, il loro niente.
Solo se siamo umili e poveri offriremo al Signore la possibilità di farci "tornare a casa giustificati" dalla sua misericordia.
L'architrave e gli stipiti formano un tutt'uno se uno di questi elementi manca anche gli altri mancano e non servono a nulla.

O Dio, tu non fai preferenze di persone... fa' che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome.
(Dalla liturgia della XXX domenica tempo ordinario C).

martedì 23 ottobre 2007

... l'amore non basta mai...

TITOLO:
La notte più lunga del mondo
(Amedeo Minghi)

SOTTOTITOLO:
"troppa fedeltà mi uccide..."
(Zucchero, Fly, Troppa fedeltà)



Notte mia le strade spente,
Su di me La Luna è chiusa fra le nuvole.
Se stai dormendo, mi sognerai.
Sogni noi che stiamo accanto,
perchè qui nell'ora sospesa tra gli Angeli
l'amore non basta mai.
Perchè sei il nuovo Amore.
Se lo vuoi saprò viaggiarti
come un'isola
che in mezzo al mare io scoprirei.
Come me, aspetti il vento
che di noi conosce i segreti più intimi.
L'Amore non basta mai.
Nel silenzio
la notte più lunga del mondo...
Ecco il vento sta crescendo
come un canto, per noi.
Notte mia in controluce,
vanno via e si diradano le nuvole.
Mia sconosciuta mai stella mia.
Tu mi vuoi cos'è la notte
io lo so adesso è sentire che insieme a Te
l'Amore non basta mai
.
Nel silenzio
la notte più lunga del mondo.. svanisce..
Soffia il vento sta crescendo
come un canto per noi.
Via i rimpianti
con il vento che sa tutto ... di noi.

domenica 21 ottobre 2007

Un Dio che non si rompe le scatole ma che agisce per amore!

Luca 18,1-8
"Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»."

Ad una prima lettura:
dobbiamo pregare sempre con insistenza come la vedova perché così Dio esaudisce le nostre preghiere. Ma se noi siamo la vedova... Dio è il giudice che non teme Dio e non ha riguardo di nessuno? Dio è quel giudice che esaudisce non per amore ma per non essere più importunato?

Ad una lettura attenta:

- necessità di pregare sempre;

- farà loro giustizia prontamente;

- ma il Figlio dell'uomo quando verrà troverà la fede sulla terra?


Il Signore non ci chiede di pregare insistentemente Dio così poi ci esaudirà, Il Signore ci dice che occorre pregare sempre con fede poiché il dono più grande, quello della GIUSTIZIA, ci viene dato prontamente (ci è gia stato dato!!!). Chiedere con fede il dono della giustizia, il dono di essere resi giusti da Dio, il dono che fa giungere a noi quella salvezza che Cristo ha realizzato sulla Croce per noi. Dio è davvero nostro Padre e un padre non esaudisce i propri figli per non essere più disturbato ma perché li ama, ed è prorpio questo amore a spingerlo ad esaudirci prima ancora che chiediamo.

O Dio... guarda la Chiesa raccolta in preghiera... nell'attesa dell'ora in cui farai giustizia ai tuoi eletti che gridano giorno e notte verso di te.
(Dalla liturgia della XXIX domenica tempo ordinario C).

martedì 16 ottobre 2007

Messa di ringraziamento a sant'Ippolito

Come promesso ecco qulche riflessione del 14 ottobre a sant'Ippolito.

Per quanto riguarda il commento al brano del vangelo c'è il post precedente. Mentre per i ringraziamenti...


1 - 1Tes 5,16-22
"State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male".


2 - Ringrazio tre persone: il Padre il Figlio e lo Spirito Santo.












Le ringrazio perché parlare del mistero della Santissima Trinità è sempre difficile e non basterà una vita per poter afferrare qualcosa, ma quando si riescono a vedere i frutti della Sua azione allora tutto diviene più facile. E frutto della Sua azione sono i segni di conversioni che in questi 4 anni siamo riusciti a notare... i miei in primo luogo e quelli di tutti in secondo luogo.


3 - Ringrazio il Signore per due luoghi particolari della nostra parrocchia:







- L'ALTARE: segno di Cristo tra noi. Sempre preparato, sempre con la tovaglia sopra e le candele... dove c'è un altare preparato c'è una comunità che attende la presenza del Signore;
-L'AMBONE: segno della pietra da cui l'angelo nel mattino di pasqua da l'annuncio della risurrezione. La Parola di Dio, quel dono che abbiamo sempre cercato di centrare all'interno della nostra comunità come via da seguire.


4 - Ringrazio il Signore per la comunione presbiterale... per quelle cose che anche voi avete potuto vedere e per quelle cose che abbiamo vissuto noi sacerdoti e che non sono state evidenti. Per la vicinanza e il sostegno reciproco.


5 - "umili servitori nella vigna del Signore", la vigna del Signore!!!






Eccoci qui a parlare della vigna della grande Chiesa... come una vigna è composta da più filari così anche la Chiesa. Non importa in quale filare si lavori, l'importante è che si lavori! Non importa se si zappa o si concima... l'importante è che si faccia qualcosa. E importante è comprendere che siamo tutti chiamati a lavorare nella Sua Vigna... se non si lavora c'è un posto vuoto che nessuno coprirà.
(parole gia dette in occasione di una partenza di una persona a cui voglio molto bene).


6 - "Astenetevi da ogni specie di male". Spero di non aggiungere nessuna nota stonata... ma come in tutte le cose anche nella comunità nostra ci sono state cose piccole, basse, cose tutte che possiamo deporre sull'altare affinchè il Signore le trasfiguri nella Sua Grazia. Quante persone ho visto piangere e soffrire per el maldicenze, per le cose dette dietro le spalle, per le menzogne, per i giudizi e pregiudizi. Chi mi conosce sa bene che ho sofferto e pianto anch'io! Ma tutto ciò non importa, san Paolo ci dice di astenerci dal male e non di tenerlo, si deve tenere solo ciò che è buono. Allora mettiamo tutto quanto c'è stato e c'è di amle proprio qui su questo altare, quello di sant'ippolito per offrirlo al Signore.

domenica 14 ottobre 2007

... e fece eucaristia a Lui ... "a che ora inizia la messa?"

Oggi messa di saluto a sant'ippolito... ma è troppo presto per postare sul blog... tra qualche giorno... vi prometto l'intervento... grazie per la vostra vicinanza!

Luca 17,11-19
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».

La lebbra un amalattia che esclude dalla società, una richiesta: "la pietà" cioè la "compassione di Dio", un ordine: "andate a presentarvi ai sacerdoti" e l'esecuzione dell'ordine. Ma perché ci sono andati? Compito dei sacerdoti era quello di constatare l'effettiva guarigione... ma non erano guariti... eppure ci vanno! Il miracolo tutti e 10 guariti, ma uno solo si rende conto del vero miracolo e allora torna indietro a "fare eucarestia a Lui" ecco la traduzione precisa del "per ringraziarlo". Allora ecco il miracolo della fede: "alzati e và; la tua fede ti ha salvato".


Spesso noi cristiani abbiamo questa concezione, questa qui al fianco... facciamo eucaristia la domenica, forse anche durante i girni feriali, ma la nostra eucaristia ha sempre un inizio e una fine!





Invece dovremmo passare a quest'altra concezione, quella dell'eucaristia che dura ogni ora, ogni minuto, ogni secondo della nostra vita, ma ci sarà possibile solo se comprendiamo davvero qual è la grandezza della salvezza che Dio ha realizzato per noi in Cristo Gesù.


O Dio... fà che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo... ogni fratello in questo giorno santo torni a renderti gloria per il dono della fede...
(Dalla liturgia della XVIII domenica tempo ordinario C).

domenica 7 ottobre 2007

Un servo che ara, pascola e prepara una cena!

Lc 17,5-10

"Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»".

Il brano del Vangelo di oggi inizia con una richiesta: "aumenta la nostra fede". Proprio questa insolita richiesta da l'opportunità a Gesù di donarci un insegnamento molto importante! Tale insegnamento non è solo sulla inutilità del nostro lavoro o sull'umiltà che deve accompagnare il nostro servizio. Anche perché se fosse inutile perché il Signore ce lo chiederebbe?
Allora le cose non stanno proprio così e questi due strumenti ci possono aiutare:
... gia una zappa e un bastone... gli strumenti del servo che nel giorno ha arato e pascolato e arrivato a sera non vuole essere servito ma continua a servire, a preparare la cena, e alla fine dice anche di essere un servo in-utile, cioè senza ultile, senza guadagno: sì insomma ha lavorato gratis!
Allora forse proprio quel servo è Gesù che ara il nostro cuore e ci semina la Sua Parola, quel pastore è ancora Gesù che ci indica la strada da seguire e si prende cura di noi, e proprio quell'apparecchiare la tavola è l'Eucaristia dove ancora Gesù si dona a noi e il tutto gratuitamente, senza utile. E il padrone? Potremmo essere noi? In fondo nel libro della Genesi c'è scritto chiaramente che tutto è stato messo nelle nostre mani... primo dono la vita! Siamo padroni della nostra vita e dotati della possibilità di scelta di farci servire o meno da Gesù.
Si spiega allora la domanda iniziale: "aumenta la nostra fede"... proprio la fede deve aumentare nell'affidarci pienamente e solamente in Gesù e in ciò che Lui fa per noi.


Padre... donaci l'umiltà del cuore... perché... ci riconosciamo servi inutili, che tu hai chiamato a rivelare le meraviglie del tuo amore.
(Dalla liturgia della XXVII domenica tempo ordinario C).

domenica 30 settembre 2007

Buoni o cattivi? ... mentre qui tutto dovrebbe solo unire!

Lc 16,19-23


"C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui".

Se c'è un errore che davanti a questa pagina del vangelo possiamo fare è quello di dividere istintivamente l'umanità tra buoni o cattivi, si insomma tra ricchi e poveri. Ma Gesù non ci sta dicendo che si va all'inferno se ricchi e al paradiso se poveri! Gesù ci sta dicendo che esiste una vita eterna e che la nostra vita terrena dovrebbe essere spesa proprio tenedo come parametro di scelta la vita eterna. Allora non è una questione di buoni o cattivi... ma ancora una volta di dono. Proprio del dono che Lui ci ha fatto donandoci la vita eterna. Se comprendiamo questo allora potremmo essere realmente buoni e non cattivi... assumento su di noi la Sua Bontà.
Non dobbiamo preoccuparci di essere buoni per andare in paradiso e non essere cattivi per non andare all'inferno. Siamo tutti destinati al paradiso se accogliamo Lui, Gesù.


"buoni o cattivi
non è la fine
prima c'è il giusto o sbagliato da sopportare...
... che di per sè è maledetto
perchè divide
mentre qui tutto dovrebbe solo unire".


O Dio, fà che aderiamo in tempo alla tua Parola, per credere che il tuo Cristo è risorto dai morti e ci accoglierà nel tuo Regno.
(Dalla liturgia della XXVI domenica tempo ordinario C)


P.S.: per chi mi conosce troverà molto strana la citazione di Vasco Rossi fatta da me... ma in fondo... mi pare che da qualche parte si dica che le vie del Signore siano infinite vero? :-)


domenica 23 settembre 2007

Occhio ai saldi: meglio 100 o 50, meglio 100 o 80?

Lc 16,1-8a

"C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse ad un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza".

Noi siammo tutti amministratori della nostra stessa vita, quella vita che abbiamo ricevuto in dono dal nostro Dio. Ogni giorno abbiamo la possibilità di effettuare molte scelte: possiamo essere amministratori buoni o disonesti. Ma la chiave di lettura da non dimenticare è quella che ci è stata donata domenica scorsa: se siamo stati amministratori disonesti, se lo siamo o se lo saremo, il nostro Dio non ci licenzierà come il padrone nella parabola ma ci accoglierà come il pastore che va in cerca della pecora smarrita, come la donna che cerca la dramma perduta e come il padre che attende il figlio che ha sperperato tutti i suoi averi. Allora è possibile anche per noi rinunciare ai 50 barili d'olio in più e alle 20 misure di grano in più che anziché intascare possiamo ridistribuire equamente ai nostri fratelli affinché tutti abbiano di che vivere.
O Padre ... abbi pietà della nostra condizione umana;
salvaci dalla cupidigia delle ricchezze...
(Dalla liturgia della XXV domenica tempo ordinario C).

L'amore che non sa perdonare non è vero amore...
L'amore che non sa diminuire per far spazio all'altro non è vero amore...
L'amore che non sa andare incontro all'altro non è vero amore...
L'amore che non sa rinunciare per donarsi non è vero amore... ma:

Gesù Cristo, da ricco che era, si fece povero, per arricchire noi con la sua povertà. (2 Cor 8,9).

domenica 16 settembre 2007

... 99 o 100?

Luca 15,4-7

"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione".

Ma sarà davvero giusto lasciare le 99 nel deserto per andare in cerca dell'unica pecora smarrita? Rischiare 99 pecore per una? Eppure Signore tu lo fai, e ci fai capire che senza quella pecora nera... non può esserci la festa! Ecco allora il perché del deserto... non perché Lui rischia la vita delle 99 per andare in cerca dell'unica pecora smarrita, ma perché senza quella pecora smarrita la nostra gioia non può essere piena!
... concedi alla Tua Chiesa ... di far festa insieme agli angeli anche per un solo peccatore che si converte.
(dalla liturgia della XXIV domenica tempo ordinario C).

Il nostro vivere essendo pienamente cristiani non può contemplare uno stile alla "io speriamo che me la cavo", ma deve essere obbligatoriamente un sostenerci a vicenda nelle gioie e nei dolori della nostra vita per poter giungere in 100 nella casa del Padre.




martedì 11 settembre 2007

... sembra niente ma il cuore era il mio poi c'eri Tu!

Matteo 13, 44-46
Parabole del tesoro e della perla

44 Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45 Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46 trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

... sembra niente ma il cuore era il mio poi c'eri Tu!
(Amedeo Minghi - I ricordi del cuore).
Come è bello prendere coscienza giorno per giorno di essere quella perla preziosa per cui il Signore, Lui in persona, ha lasciato tutto per "comprarci".
... sembra niente ma il cuore era il mio...
... poi c'eri Tu... la mia perla preziosa... per sempre!

lunedì 3 settembre 2007

I ricordi del cuore...

I ricordi del cuore...
(Amedeo Minghi)

Voi
speranze che sperai,
sorrisi e pianti miei.
Promesse di allegria
e sogni in cui volai.
Ed il primo
spietato Amor mio
siete per me.
Perduti e persi mai
Mi appassionai di voi.
Su di voi giurai
e mi ci tormentai.
Sembra niente
ma il cuore era il mio
poi c'eri Tu...
Vento soffierà,
la pioggia pioverà,
la nebbia velerà,
il sole picchierà.
Ma i ricordi
non passano mai
Stanno con noi
Eccoli qui.

Per chi mi conosce non sarà difficile comprendere perché e con quali sentimenti ho pubblicato questo primo post di questo blog. Per chi invece ancora non mi conosce... bè... mi conoscerà presto!
Credo di non dover aggiungere altro... a queste parole e a queste note...