domenica 25 novembre 2007

Quale corona? Quale re?

Luca 23,35-43

Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

Ho provato a chiedere ad alcuni ragazzi che cosa avrebbero fatto se fossero re o regine d'Italia. Le risposte sono state svariate: "non lo so"; "un monumento a me"; "aprirei attività commerciali"; "una guerra"; "un esercito" ecc. Grande difficoltà nel comprendere il significato vero del compito di un re. Si tende subito a dividere gli altri (che non sono re) in sudditi e schiavi! Eppure la domanda incalza anche dentro noi: "se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". Siamo chiamati a scegliere il re della nostra vita, una scelta che non si esaurisce indicando il tipo di corona che scegliamo, ma che va poi confermata in ogni nostra azione quotidiana.
Eppure Lui ce lo ha fatto vedere... ha superato la distanza che separa la reggia dal popolo e salendo sulla croce non ha rinunciato ad essere re, ma ha fatto sì che la divisione "schiavi-sudditi-re" non esista più, ma che tutti siamo sullo stesso livello: tutti possiamo regnare per Cristo con Cristo ed in Cristo!

O Dio Padre, che ci hai chiamati a regnare con te nella giustizia e nell'amore, liberaci dal potere delle tenebre; fa' che camminiamo sulle orme del tuo Figlio, e con lui doniamo la nostra vita per amore dei fratelli, certi di condividere la sua gloria in paradiso.
(Dalla XXXIV domenica tempo ordinario C - solennità di Gesù Cristo Re dell'universo).

domenica 18 novembre 2007

A che ora è la fine del mondo?

Luca 21,5-7.19

"Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?». [...].
Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime".

Il Vangelo di questa domenica sembra proprio particolare, pare che il Signore si diverta proprio a predirci un futuro non prorpio roseo... eppure se leggiamo attentamente scopriamo che davvero il futuro è roseo!
Spesso facciamo lo sbaglio di fermarci all'esteriorità, o di far sì che quello che ci è donato come mezzo per raggiungere un fine diventi per noi il fine. Ed ecco che ci fermiamo ad ammirare le belle pietre e i dono votivi perdendo di vista il fine ultimo: il rapporto personale e comunitario con Dio. Una volta raggiunto il fine tutto quello che è mezzo scomparirà... non ci sarà più pietra su pietra! Ma per fare questo ragionamento occorre effettuare un cambio di registro, ossia non porre la domanda che "alcuni" hanno fatto a Gesù cioè: "quando accadrà questo e quale sarà il segno", ma chiederci "come?" e "perché?". E' inutile indagare su "a che ora è la fine del mondo?", ma conviene indagare sul perché della fine e sul come:

O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l'umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, fa' che... teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita.
(Dalla liturgia della XXXIII domenica tempo ordinario C).

"Che or'è, scusa ma che or'è, che non lo posso perdere l'ultimo spettacolo [...]" Luciano Ligabue, A che ora è la fine del mondo?, 1994.
Lui ha scritto e cantato ciò... e noi cristiani?

P.S.: A qualcuno che mi conosce forse potrà sembrare strano che io utilizzi un testo di Ligabue per commentare una pagina del vangelo... ma (a parte i gusti musicali) e a parte (che non è bello ciò che è bello ma ciò che piace)... mi pare che da qualche parte ci sia scritto che: "le vie del Signore sono infinite", no? :-)

domenica 11 novembre 2007

Sadducei loro o Sadducei noi?

Luca 20,27-38

"Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».".
Vi ricordate il cammino fatto nelle domeniche scorse? Siamo partiti dalla parabola del giudice disonesto, che ci ha insegnato a pregare con fede, poi siamo passati per la parabola del fariseo e del publicano che vanno al tempio a pregare, che ci ha insegnato la povertà e l'umiltà. Abbiamo riassunto il tutto dicendo che fede, preghiera, povertà e umiltà costituiscono gli stipiti della porta per entrare nel Regno di Dio. Domenica scorsa abbiamo visto che non appena ci muoviamo con l'intenzione di attraversare quella porta, è Gesù stesso che viene incontro a noi e che attraversa la porta delle nostre case, era il brano di Zaccheo che riceve l'auto-invito a pranzo da parte di Gesù.
E oggi? Proprio come tutti noi, quando siamo invitati a pranzo non ci presentiamo a mani vuote, ecco che Gesù entrando nella porta della nostra vita porta con se un regalo per noi: la vita eterna! Che grande dono! E soprattutto quanto gli è costato! Un dono davvero prezioso!
Oggi scopriamo la bellezza dell'andare incontro ad un Dio che non è un dio dei morti ma Dio dei vivi! Il problema però è: ci crediamo? Il brano di oggi inizia con una precisazione: "gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione": ma? Non saremo anche noi un pò sadducei? Lo vogliamo accettare e scartare questo regalo?

O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa' che... in vita e in morte siamo confermati nella speranza della tua gloria.
(Dalla liturgia della XXXII domenica tempo ordianrio C).

domenica 4 novembre 2007

Il sicomoro sfollato!!!

Luca 19,1-10

"Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»".


Che cosa buffa: Zaccheo capo dei pubblicani, un personaggio importante, per vedere Gesù è costretto a salire su di un albero! Eppure quel suo mettersi alla ricerca ha permesso che Gesù stesso alzasse lo sguardo verso di lui: "Zaccheo scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua". Gesù si auto-invita a pranzo e ciò provoca, come al solito, l'ira degli invidiosi: "è andato ad alloggiare da un peccatore!".
E' importantissimo notare, come Gesù non abbia spettato che Zaccheo desse via la metà del suo patrimonio ai poveri e che restituisse quattro volte il totale rubato per andare a casa sua, ma è stata proprio la presenza di Gesù nella sua casa a dare la forza a Zaccheo di compiere quelle due azioni. Comprendiamo allora la verità dell'ultima frase del vangelo di oggi: "il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
Solo l'accoglienza di Gesù nella nostra casa (il cuore) può davvero fare di noi degli uomini nuovi e dunque farci vivere realmente per ciò che il nostro battesimo ci ha costituiti, Figli di Dio. E' la Sua presenza in noi che ci aiuta a rispondere pienamente alla chiamata alla santità a tutti noi rivolta.
Se così non fosse l'albero di zaccheo sarebbe sovraffolato!!! Tutti ad aspettare di essere degni di accostarci a Gesù senza comprendere che è Lui che ci rende degni donandoci la dignità di figli di Dio.

O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata... perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo.
(Dalla liturgia della XXXI domenica del tempo ordinario C).