domenica 21 marzo 2010

Togliete la pietra!

Cfr. Gv 11,1-45

Loro: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
Lui «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato»; «Andiamo di nuovo in Giudea!».
Loro: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
Lui: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui»; «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo».
Loro: «Signore, se si è addormentato, si salverà».
Lui: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!».
Loro: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Lei: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Lui : «Tuo fratello risorgerà».
Lei: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Lui: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».
Lei: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Loro: «Il Maestro è qui e ti chiama».
Lei: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?».
Lui: «Signore, vieni a vedere!».
Loro: «Guarda come lo amava!»; «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Lui: «Togliete la pietra!».
Lei: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni».
Lui: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?»; «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato»; «Lazzaro, vieni fuori!»; «Liberàtelo e lasciàtelo andare».


“Signore, manda già cattivo odore!” è la frase che ciascuno di noi usa per obiettare a Dio, quando si presenta con forza davanti ai nostri angoli oscuri del nostro cuore e pretende di “metterci mano”. Ognuno di noi ha quello pieghe del proprio cuore, ognuno di noi ha dei piccoli nascondigli che più o meno consapevolmente usa per riporvi tutte le cose brutte della propria vita, i propri difetti i propri peccati, e una volta riposti ben benino ci rotoliamo una bella pietra su. Ma il vangelo di oggi, all’interno della nostra quaresima, non ci fa fissare il nostro sguardo solo sull’ultima risurrezione che il Signore può portare nella nostra vita e soprattutto davanti alla nostra morte. Ovviamente per questo tema c’è tempo, ci sarà la pasqua per potervi riflettere, ma oggi? Di che risurrezione si parla? Della risurrezione che il Signore può portare nella nostra vita giorno per giorno. E allora c’è bisogno di coraggio, il coraggio della fede: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”, il coraggio che Gesù ci chiede per togliere la pietra affinché Dio possa chiamare ad uscire, dalle pieghe del nostro cuore, proprio quelle cose di cui noi non solo non vorremmo più vedere, ma nemmeno sentire parlare, Egli le chiama fuori e le fa venire fuori da solo, non cose morte e stramorte che puzzano ma cose vive!
Carissimi se vogliamo davvero che tra 15 giorni sia Pasqua per ciascuno di noi, dobbiamo avere il coraggio di andare a togliere quella pietra! Che il Signore ci aiuti a vedere come le nostre piccoli e grandi morti non sono per la morte totale ma per la gloria di Dio, che siamo noi: gli uomini viventi! La sua gloria è la nostra vita!

Eterno Padre, la tua gloria è l'uomo vivente; tu che hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l'amico Lazzaro, guarda oggi l'afflizione della Chiesa che piange e prega per i suoi figli morti a causa del peccato, e con la forza del tuo Spirito richiamali alla vita nuova.
(Dalla liturgia della quinta domenica di quaresima A).

domenica 14 marzo 2010

Tu, credi nel figlio dell'uomo o un Dio così non ti serve?



Cfr. Gv 9,1-41

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita.
«Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?».
«Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?».
«E chi è, Signore, perché io creda in lui?».
«Lo hai visto: è colui che parla con te».
«Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Gesù, l’uomo che cammina su questa terra, passa e vede un uomo cieco. In un uomo cieco Gesù è capace di vedere un uomo cieco, i suoi discepoli alla vista di un uomo cieco vedono il peccato! Che bella immagine di Dio, un Dio che castiga i peccati e li fa scontare, e non solo un Dio che ti fa scontare anche i peccati eventuali dei tuoi genitori!
Bè un Dio così non mi serve, anzi meglio se non esiste!
Ma Gesù no! Lui vede un cieco! Gesù vede la realtà ed ecco perché è capace di operare la guarigione, quella vera. Il cieco recupera la vista, ma ovviamente come ormai siamo abituati a dire e pensare, non è quella la vera guarigione. Certo molti già si accontenterebbero, ma chi si accontenta di questa guarigione è come coloro che in un cieco vedono il peccato. Gesù non si accontenta: “tu credi nel Figlio dell’uomo?” ed ecco la vera guarigione: “Credo, Signore!”.
Vorrei però attirare l’attenzione sulla frase che Gesù pronunzia dopo la svista dei suoi discepoli: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”. Che significa questo “è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”? Non mi venite a dire che quel cieco doveva esserlo affinché poi potesse incontrare Gesù, riacquistare la vista e convertirsi??? No, perché se così fosse la risposta che do è al stessa di prima: Bè un Dio così non mi serve, anzi meglio se non esiste!
Dio non ha bisogno della nostra malattia per poi guarirci e per dimostrarci così che possiamo anche credere!!!
Noi vediamo proprio male, vediamo il peccato dove non c’è e non vediamo il peccato dove c’è! E sempre pronti ad accusare Dio e chiedergli la domanda di sempre: “perché?”, “perché a me?” “cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”. Invece Dio no, Dio vede che siamo così perché in noi si manifestino le sue opere. Noi vediamo male e crediamo di vedere bene, se solo avessimo il coraggio di ammettere di vedere male! Questa si che sarebbe al nostra salvezza!
Ma tu… credi nel Figlio dell’uomo?

O Dio, Padre della luce, tu vedi le profondità del nostro cuore: non permettere che ci domini il potere delle tenebre, ma apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito, perché vediamo colui che hai mandato a illuminare il mondo, e crediamo in lui solo, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore.
(Dalla liturgia della IV domenica di quaresima anno A).

domenica 7 marzo 2010

Doveva... ma non doveva... però doveva!

Cfr. Gv 4,5-42

Lui:
«Dammi da bere».
Lei: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?».
Lui: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
Lei: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Lui: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».
Lei: «Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».
Lui: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui».
Lei: «Io non ho marito».
Lui: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Lei: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Lui: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Lei: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».
Lui: «Sono io, che parlo con te».

Lei: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?».
Discepoli: «Rabbì, mangia».
Lui: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».
Discepoli: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?».
Lui: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Lei: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».
Samaritani: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Credo che la chiave interpretativa che possiamo utilizzare per interpretare il brano del vangelo che oggi ci è stato donato all’interno del nostro cammino quaresimale, si trovino nei 2 versetti che precedono questo brano. Precisamente i versetti 2 e 3 del capitolo 4 di Giovanni:
[3] lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea.
[4] Doveva perciò attraversare la Samaria.
Non è vero che Gesù per passare dalla Giudea alla Galilea doveva necessariamente passare per la Samaria, avrebbe potuto utilizzare la via del mare o anche la via lungo il giordano. Quindi potremmo dire che Gesù sceglie di passare per la Samaria. A questo punto dobbiamo chiederci che cosa sia, cosa rappresenti la Samaria? La Samaria era la regione da evitare per mantenersi puri, perché in essa, più che in ogni altro posto, vi era la presenza di idoli stranieri e dunque il popolo dei samaritani non si era conservato puro. Ecco perché passare o non passare attraverso quel terreno e quel popolo segna al differenza.
Ma Gesù aveva imparato bene la lezione, egli era stata mandato dallo Spirito nel deserto per essere tentato e aveva qui imparato che la sua missino non era esibire la sua forza su dei sassi e trasformarli in pane, ma la sua morte e resurrezione. Aveva imparato bene anche che era ricolmo della gloria del Padre che ora risplendeva in lui proprio come nella trasfigurazione. E sapeva ancora, che proprio quella gloria era divenuta in lui sorgente. E allora Gesù non può non passare per la Samaria, non può non scegliere di passare per quel luogo così “pericoloso” per la fede pura, non può dimenticarsi di quella donna e di quel popolo che Giovanni ci dice cedettero non solo per le parole e gli eventi della samaritana ma per la Sua stessa Parola ascoltata.
Siamo alle solite, se ci riconosciamo un po’ in quella donna o un po’ in quel popolo, ossia, se riconosciamo che la nostra fede non è proprio pura come lo era un tempo, se riconosciamo che nella nostra vita c’è qualcosa che non va, bèh “niente paura ci pensa il Signore… mi han detto così”. Lui non teme di venire nei nostri angoli bui e portarvi la sua luce, proprio come ci aveva preannunciato domenica scorsa con l’evento della trasfigurazione, non uno spettacolo da contemplare ma uno spettacolo da realizzare in noi con il suo aiuto.

Niente paura, niente paura
Niente paura, ci pensa la vita mi han detto così...
Niente paura, niente paura
niente paura, si vede la luna perfino da qui.
(Luciano Ligabue, Primo tempo, Niente paura 2007).


O Dio, sorgente della vita, tu offri all'umanità riarsa dalla sete l'acqua viva della grazia che scaturisce dalla roccia, Cristo salvatore; concedi al tuo popolo il dono dello Spirito, perché sappia professare con forza la sua fede, e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore.
(Dalla liturgia della III domenica di quaresima A)