domenica 19 ottobre 2008

Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio?

Matteo 22,15-21

"In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»".

Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio! E già sembra facile. Credo che la prima cosa che ci venga in mente sia dividere nettamente il sacro dal profano e rendere quest'ultimo a Cesare e il sacro a Dio, o comunque dividere il bene dal male! Ma siamo proprio sciuri che questo è l'insegnamento?
Del resto Gesù spiega solo la parte di Cesare. E allora è facile: l'esempio è di una moneta, l'immagine di Cesare e l'iscrizione pure! E allora diamola a Cesare. Ma se Gesù avesse voluto continuare con la seconda parte? Sì, insomma se Gesù avesse chiesto di poter osservare qualcosa da rendere a Dio cosa avrebbe dovuto chiedere al posto della moneta? Per rispondere a questa domanda dobbiamo ricercare il termine "immagine" all'interno della sacra scrittura e tutto si fa chiaro. Chi è che porta l'immagine di Dio? Il libro della Genesi ci dice che Dio crea l'uomo a sua immagine e somiglianza. E allora proprio in tutti gli uomini è presente la sua immagine e tutti gli uomini sono da rendere a Lui. Chiaro? Non sacro e profano. Ma ciò che è creato da Dio porta la sua immagine e a Lui va reso, ciò che è creato dall'uomo porta l'immagine dell'uomo e allora lo ridiamo all'uomo. Cosa rendiamo a Cesare? Oggetti insignificanti da noi creati per il bene della nostra vita. Cosa rendiamo a Dio: tutta la sua creazione. Tutta la creazione è per noi la possibilità di vedere la bontà di Dio e la presenza del suo amore per noi.


È per te che sono verdi gli alberi
è per te che il sole brucia a luglio
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...
è per te che a volte piove a giugno
è per te il sorriso degli umani
è per te un'aranciata fresca
è per te lo scodinzolo dei cani
è per te il colore delle foglie
la forma strana della nuvole
è per te il succo delle mele
è per te il rosso delle fragole
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...
è per te il miele e la farina
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...
è per te che il mare sa di sale
è per te la notte di natale
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...

(Jovanotti, Capo Horn, Per te, 1999)

O Padre, a te obbedisce ogni creatura nel misterioso intrecciarsi delle libere volontà degli uomini; fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere, ma ogni autorità serva al bene di tutti, secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio, e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio.
(Dalla liturgia della XXIX domenica del Tempo Ordianrio A).

domenica 5 ottobre 2008

Dio c'è!

Matteo 21,33-43

"«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:“La pietra che i costruttori hanno scartatoè diventata la pietra d’angolo;questo è stato fatto dal Signoreed è una meraviglia ai nostri occhi”?Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti»".

Questa volta voglio fare qualcosa di diverso, mi servirò di parole non mie per commentare questo brano del vangelo, chissà che ne pensate?

"Ma penso che sia difficile accettare ala realtà. Nessuno la accetta in blocco. Noi aspiriamo sempre ad aggiungere, in qualche modo, una spanna alla nostra statura. È questo il fine di tutte le nostre azioni. Anche quando si crede di operare per il Regno di Dio, non cerchiamo che di farci più grandi, fino al giorno in cui, sconfitti, non ci rimane che questa sola smisurata realtà: DIO ESISTE. Allora scopriamo che Lui solo è Onnipotente, che Lui solo è Santo, che Lui solo è Buono. L’uomo che accetta questa realtà e se ne compiace, trova in cuor suo la serenità. Dio esiste ed è tutto. […] Più nulla disturba in Lui il gioco divino della Creazione. La sua volontà s’è fatta più semplice e, al tempo stesso, vasta e profonda come il mondo. Semplice e pura volontà di Dio che tutto abbraccia ed accoglie. Più nulla separa in tal modo l’uomo dall’atto creativo. L’uomo si fa del tutto disponibile all’azione di Dio che lo plasma e lo conduce a suo piacimento. Questa santa obbedienza dispone l’uomo ad accedere alle profondità dell’universo, alla potenza che muove gli astri e fa fiorire gli umili fiori campestri. Egli penetra con il suo sguardo l’interno del mondo e scopre quella bontà sovrana che è alla radice di tutti gli esseri e che un giorno sarà tutta intera in noi, ma egli la vede già diffusa e sbocciata in ogni creatura. Egli partecipa alla bontà universale, e diventa misericordioso e solare come il Padre che fa risplendere il sole con la stessa prodigalità sui buoni e sui cattivi".

Cfr. Eloì Leclerc, La Sapienza di un povero, E.B.F., 1995, pagg. 145-146

Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna.
(Dalla liturgia della XXVII domenica del tempo ordinario A).